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I Beatles hanno composto e suonato le canzoni, George Martin le ha prodotte. Ma c’è un gruppo di “unsung heroes”, di eroi poco celebrati, che hanno reso possibile, con il proprio lavoro, che il loro operato approdasse su vinile. Sono i fonici di studio, quelli che hanno spinto i bottoni e manovrato i cursori dei mixer, e in molti casi contribuito in maniera creativamente determinante al risultato finale. I loro nomi sono poco noti, o semisconosciuti, ma meritano di essere ricordati.

[di Franco Zanetti – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.9 / foto: n.a. – licenza: public domain / continua da I fonici dei Beatles, eroi dietro le quinte – pt. 1/3

Geoff Emerick

Dopo la promozione a produttore, Smith aveva chiesto a George Martin di poter anche continuare a prestare la sua opera da fonico per le registrazioni dei Beatles ma un po’ le rigide norme aziendali della EMI, un po’ la comprensibile riluttanza di Martin ad avere a fianco come collaboratore/esecutore un suo pari grado, forniscono la grande occasione a Geoff Emerick, che, non ancora ventenne, dal 6 aprile 1966 diventa il fonico titolare nei dischi dei Beatles.

Emerick è stato assunto alla EMI nel 1962, appena quindicenne, ed era già presente in studio, come assistente fonico di Norman Smith, il 6 giugno del 1962 , alla sua prima settimana di lavoro.
Ha poi occasionalmente partecipato a registrazioni dei Beatles (per gli album Please Please Me, With The Beatles e A Hard Day’s Night) prima di essere trasferito al reparto masterizzazione.

È George Martin a richiamarlo, dopo la promozione di Smith, e a proporgli di diventare il fonico ufficiale per le registrazioni dei Beatles.
Emerick ha soltanto vent’anni quando, il 6 aprile del 1966, il gruppo inizia le registrazioni di Revolver; e la prima canzone alla quale lavora è Tomorrow Never Knows.
Il contributo fornito da Geoff Emerick a Revolver e Sgt. Pepper’s – e più avanti a Abbey Road – è inestimabile.

La felice coincidenza fra la sua giovane età, che gli permette di affrontare ogni sfida con incoscienza e irrispettosità verso le regole prestabilite, e il nuovo approccio dei Beatles allo studio di registrazione, danno frutti meravigliosi.
L’approccio creativo del giovanissimo Emerick è testimoniato da innumerevoli episodi.

È lui a sperimentare una tecnica di microfonazione molto ravvicinata, precedentemente considerata inattuabile e spesso ritenuta impraticabile (e osteggiata dai musicisti).
È lui a “trattare” la batteria di Ringo in maniera del tutto imprevedibile, e diventata poi standard: «Su una delle custodie degli strumenti c’era un maglione di lana, quello con otto braccia confezionato per promuovere Help! quando ancora si intitolava Eight Arms To Hold You. Tolsi la pelle anteriore dalla grancassa di Ringo, quella con il logo dei Beatles, e ficcai il maglione nella grancassa, a contatto con la pelle dal lato del pedale, poi rimisi a posto la pelle anteriore e posizionai il microfono vicinissimo alla grancassa. Tutto senza che nessuno mi vedesse, nella pausa per il tè. “Cosa diavolo hai fatto alla mia batteria? Il suono è fantastico!” mi disse Ringo».

È lui a immaginare di poter trattare la voce facendola passare attraverso il Leslie, l’amplificatore con altoparlanti rotanti di un organo Hammond.
È ancora lui a suggerire, per Lovely Rita, il modo di trattare il suono del pianoforte così da farlo risultare tremolante, in stile honky tonk, appesantendo il verricello del registratore con il nastro isolante.

Emerick, che ha raccontato le sue esperienze in un imperdibile libro di memorie, Here, There And Everywhere, il 16 luglio 1968 abbandona il suo compito durante la lavorazione del White Album.
«Non ne potevo più di sentirli discutere e litigare. La scintilla scoppiò durante uno degli ennesimi tentativi di registrare Ob-La-Di Ob-La-Da, quando Paul rispose bruscamente a George Martin. Dissi a George: “Ne ho abbastanza, voglio andare via”. Lui mi chiese di rimanere fino alla fine della settimana, ma non volli sentire ragioni e andai via sui due piedi».

Emerick tornerà a lavorare con i Beatles una volta il 14 aprile 1969, il giorno in cui John e Paul registrano The Ballad of John and Yoko, e stabilmente nel luglio seguente, per tutta la durata della lavorazione di Abbey Road.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, Emerick ha lavorato con Elvis Costello, Art Garfunkel, Cheap Trick, Split Enz, Jeff Beck e con Paul McCartney, ottenendo il suo terzo di quattro Grammy grazie a Band On The Run.
Poi si è trasferito negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove è morto il 2 ottobre del 2018.

[continua con la terza e ultima parte]

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