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Esce il 29 gennaio Dare, il nuovo disco di Mario Biondi che festeggia così i suoi primi 50 anni, pubblicato da Beyond e distribuito da SonyMusic in doppio LP 180 grammi. Torna agli esordi tra jazz e soul, sperimentando con funk e pop ad accompagnare la calda voce da sempre lo rende il jazzman più riconoscibile italiano.

Dare, nel senso di atto generoso. Ma anche “dare”, in inglese, nel senso di osare. 16  tracce, 10 originali più due remix e quattro reinterpratazioni di successi internazionali, tra vecchi e nuovi amici che lo accompagnano in questo nuovo viaggio. Dodi Battaglia, Il volo, gli Incognito, la pianista tedesca Olivia Trummer. La copertina, realizzata da Paolo De Francesco, ritrae Mario con alle spalle il celebre murale “alato” di Colette Miller, visual artist e performer nativa di Richmond (Virginia) che vive a Los Angeles, autrice del progetto “Angel Wings”.

In questo disco canti anche in italiano. 

Lo avevo già fatto in passato, questa volta sono andato a ripescare un brano come Simili che ho composto e realizzato alla fine degli anni ’90. Mi sembrava giusto ripescare quel progetto. Mi piace perché ha un testo che mi fa sorprendere di averlo scritto.

Questo disco è il tuo regalo di compleanno?

Mi sono voluto fare un regalo e ho voluto farlo ai miei fan. Festeggiare tutti insieme è una gioia che mi pervade l’anima.

Di gioia in questo periodo ce n’è bisogno. Come stai vivendo? 

Aspetto. Servono buone notizie, l’ambito musicale è messo a dura prova. Cantare anche solo tre brani dopo un anno di attività non è semplice. Siamo fermi da ormai un anno e anche le cose più semplici mettono in difficoltà.

Senti la responsabilità di quello che stai facendo quando metti mano ai grandi classici? 

Sempre, soprattutto in questa occasione ancora di più. Strangers in the night è stata trasportata in una dimensione anche di sound rispetto alla versione di Frank Sinatra. Fare cover in generale porta ad ascoltare tutto quello che è già esistito. Ho trovato James Brwon, la sua versione mi ha aiutato. Era matto. Solo lui avrebbe potuto cantarla così. La mia è più “contenuta”.

Nella tua carriera hai duettato molte volte, cosa ti rimane di duetti importanti? 

Ogni volta che ti confronti con un artista capisci elementi fondamentali che ti arricchiscono. Sono stato sul palco con Pino Daniele, capire come incastrava la sua voce con l’armonia era un’esperienza incredibile. Avrei fatto una turnée con lui, ma purtroppo la vita ha voluto renderlo immortale.

In questi giorni il mondo dello spettacolo parla del pubblico a Sanremo: tu ci sei stato tre anni fa. Quanto pubblico serve, per te? 

Una cosa che appaghi l’occhio televisivo credo sia fondamentale. Ma pochi ma buoni, quest’anno mi sembra l’unica soluzione. Non è semplice cantare una canzone inedita davanti a nessuno. Il pubblico serve, spesso ti fa cantare bene.

Cinquant’anni. Il tuo bilancio? 

Ho imparato durante il mio percorso a tenere i piedi nel presente, ben saldi. Non ho rimpianti, di sbagli ne ho sicuramente fatti tanti. Avrei potuto fare meglio un  sacco di cose. Sono certo di aver tempo per farle e rifarle.

 

 

 

 

crediti delle foto sono: Scatti di Alessandra Fuccillo presso Ruote Da Sogno, Reggio Emilia