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I ricordi del live di Bob Marley a San Siro – tappa milanese dell’Uprising Tour del 27 giugno 1980 – nelle parole di Mario Giusti, co-organizzatore dell’evento insieme allo scomparso Franco Mamone

[articolo integrale di Giampiero Di Carlo e Davide Poliani pubblicato su Vinyl n.14 ]

Il giorno prima del concerto Franco Mamone mi ha portato nel tour bus che avevamo allestito come camerino di Marley. Era pieno di fumo, una cosa terrificante soprattutto per uno come me che le sostanze stupefacenti non le ha mai toccate.

L’ho incontrato. Lui è stato gentile ma, per così dire, distratto. Non ci ho chiacchierato. Sembrava un santone che stava predicando ai suoi ospiti: mi ricordo quattro donne, sedute per terra. Sono rimasto lì appena cinque minuti ma è stato comunque un momento magico. L’episodio più bello è avvenuto la sera prima del concerto. Erano le nove e lui e i Wailers avevano appena finito di provare. Io ero allo stadio con diversi amici che mi erano venuti a trovare, tra i quali la PFM.

Appena finito di suonare Marley ha proposto ai suoi musicisti e ai tecnici di palco di organizzare una partita di calcio sul prato di San Siro. Saremo stati una ventina, complessivamente, e ci ha coinvolti tutti. Lui era molto appassionato di calcio, considerava il Meazza una specie di santuario. Stava benissimo, era molto atletico, lì e anche durante il concerto: nessuno poteva immaginare che un anno dopo sarebbe morto.

Le presenze passate agli annali in occasione del concerto di Marley a San Siro sono un dato più giornalistico che reale… Certamente è stato un pienone, ma la data al Meazza è stato un fiasco economico senza precedenti perché i biglietti staccati al botteghino furono 28 mila. E una ragione c’è: in quel periodo il servizio d’ordine di tutti i concerti veniva affidato alle organizzazioni politiche.

Nel caso del concerto di Marley l’organizzazione politica ha venduto i biglietti ai cancelli a 500 lire, facendo entrare le persone… Per noi organizzatori, i live di Marley sono stati un fiasco finanziario per riprenderci dal quale ci abbiamo messo un bel po’: abbiamo perso 30 milioni (dell’epoca) e ci è toccato lavorare a lungo per saldare i debiti.

All’epoca i grandi concerti erano frequentati dai quarantenni, dai trentenni e dai giovani. Quello di San Siro era un pubblico soprattutto giovane, tra i diciotto e i trent’anni. Una buona parte del pubblico è arrivata con i sacchi a pelo: il comune ha tollerato l’invasione, non ha mandato i vigili a dare le multe, né ha fatto niente del genere.

Nei dintorni dello stadio c’erano una sessantina di tende, oltre che vari baracchini che vendevano gadget, cilum e porchetta: era una specie di fiera di Senigallia. La gente, probabilmente, non sapeva nemmeno che Marley non mangiava carne.

[foto Bob Marley Stir It Up Live at The Old Grey Whistle, 1973 / video YouTube]