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Anche al Festival di Sanremo c’è un lato A e un lato B… tante copertine e tanta musica. Che a volte passa e va e altre volte resta. Sul giradischi

[di Franco Zanetti – articolo pubblicato su Vinyl n. 12]

Gli esordi: dalle canzoni ai cantanti

Dal 1951 a oggi, vigilia della settantesima edizione, il Festival della Canzone Italiana di Sanremo è cambiato nel regolamento, nelle modalità di svolgimento e (anche) nell’influenza che riesce ad esercitare sulle vendite dei dischi.
Agli inizi era fedele alla sua denominazione: a gareggiare erano appunto le canzoni, e gli interpreti erano in secondo piano, tanto che venivano chiamati ad eseguire più di una canzone ciascuno.

Per tutti gli anni ‘50 e buona parte degli anni ‘60 le canzoni venivano proposte all’organizzazione del Festival dagli editori musicali e, solo dopo che erano state scelte le canzoni partecipanti, si cercava un interprete adatto per ogni canzone (anzi: dal 1953 al 1971 compreso, con l’eccezione del 1956, ogni canzone veniva proposta in doppia esecuzione, cioè cantata da due interpreti diversi, spesso anche con arrangiamenti differenti).

Il sorpasso della discografia sull’editoria musicale, avvenuto a cavallo fra gli anni ‘60 e gli anni ‘70, ha un po’ snaturato il concetto di Festival della Canzone: oggi all’organizzazione vengono proposti gli interpreti, già forniti di canzone, e sostanzialmente il Festival è diventato più una gara fra cantanti che una competizione fra canzoni.
Ma la domanda che ci interessa è: il Festival di Sanremo fa vendere dischi? È utile al mercato discografico?

[continua con la seconda parte]