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Ripercorriamo un passo alla volta le fasi produttive che ogni disco in vinile deve affrontare, oggi come settant’anni fa quando tutto è cominciato, da quando entra in fabbrica fino a quando ne esce sotto forma di vinile. Sia esso un LP da 12 pollici a 33 giri, un singolo da 7 pollici a 45 giri o una delle altre forme intermedie, nero, bianco o colorato.

[di Giuliano Donati e Fernando Fuentes – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.9 / continua da Come nasce un vinile – pt. 3/4]

Born to be a vinyl

Quando anche i test pressing sono stati approvati, la produzione può iniziare.
Per dare questo via libera finale, però, è necessario organizzare il processo industriale, grande o piccolo che sia, tale per cui nella pressa che stamperà i vinili, dove vengono montati gli stampatori delle due side, arrivino sia la materia prima, ovvero le iniezioni del “biscotto” di vinile a una temperatura di circa 160 gradi, sia le label del disco preventivamente stampate, pronte per essere incollate sulle due side del vinile durante la fase stessa di stampa.

Il vinile che fuoriesce dalla pressa, che lavora con una forza di circa 1,2 tonnellate, ha già quindi le label corrette e incollate a caldo, ma ha il bordo di stampa ancora da tagliare ed è a una temperatura molto alta, il che lo rende impossibile da maneggiare a mani nude e molto delicato.
Va quindi rifilato sul suo contorno e provvisoriamente imbustato e lasciato raffreddare in una zona fresca e poco umida della fabbrica.

Solo quando tutte le copie stampate si saranno raffreddate e stabilizzate, potranno essere inviate alla catena di montaggio delle copertine.
All’uscita della quale ogni disco viene di solito corredato di eventuale bollino Siae (per l’Italia) e cellofanato, pronto per essere spedito.