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Dottor Sting o mister Sumner? Tra impegno sociale e raffinati ritmi pop, l’artista di Newcastle non ha mai smesso di confrontarsi con il suo passato.

[di Andrea Pedrinelli – intervista integrale pubblicata su Vinyl n.9 / continua da Sting: «La musica è sempre eccitante» – pt.1/2]

Per te cos’è la musica, oggi?
Una terapia: e non potrei immaginarmi senza. Anche quando ho fatto altro mi sono sempre sentito anzitutto un musicista. Sono grato di aver avuto nella mia esistenza la musica e queste mie canzoni.

Con quali canzoni sei partito, però, da bambino o da ragazzo?
Mia madre era pianista classica, anche mio padre suonava. I primi dischi che ho amato li hanno portati in casa loro: i successi teatrali di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II, il primo rock su 78 giri… Quando poi ebbi dieci-undici anni arrivarono i Beatles, fra l’altro da una città come Liverpool che è simile a Newcastle: classe operaia dominante, istruzione media di livello basico… E i Beatles mi insegnarono che anche noi ragazzini ce la potevamo fare con la musica; e che comunque valeva la pena provarci.

Così arrivarono i Police: oggi non sei tentato da un’altra reunion dopo quella del 2007, visto che vanno tanto di moda?
No: anzi, la troverei noiosa. Mi sentirei come una scimmietta che continua a sbucciare la stessa banana… Io cerco banane sempre nuove!

Mentre sembri molto contento del tuo far musica di oggi…
Sì, credo che questa sia la parte più eccitante della mia carriera. Mi sento capace d’essere obiettivo nelle scelte artistiche, so lavorare duro, credo di sapere cosa sia rilevante esprimere oggi in musica: che cosa abbia valore sia socialmente che emotivamente.

Quindi continui anche ad abbinare l’impegno sociale alle canzoni?
Come sempre ho fatto, dico la mia. Però attento, non credo che un artista abbia il dovere di farlo: posso parlarti solo per me stesso. Io ho una voce, possiedo opinioni personali, e quando scrivo o canto le uso. Oggi voglio rimarcare ancora quanta strada manchi da fare sul fronte dei diritti umani, e segnalare più che posso l’urgenza che il mondo si unisca per proteggere davvero l’ambiente. Ovviamente poi non posso non confrontarmi con la crisi dilagante, nelle canzoni. Del resto non mi sono mai sentito un’icona: sono un padre, un nonno, un marito, un cittadino… Un uomo che ha un lavoro su palco fatto anche di apparenze, insomma, ma è sempre rimasto ancorato alla realtà concreta del vivere e non ha mai fatto confusione tra Sting e Gordon Sumner.

In tour Sting cosa proporrà, dunque?
I brani di My Songs… Ulteriormente rivisti! Perché anche in tour tutto si deve evolvere. Io non voglio stare fermo e in realtà non sto mai fermo. Quindi in concerto riprendo più canzoni che posso da questo album e sera per sera ci lavoro su. Ma presto tornerò anche a scrivere cose nuove, perché un po’ la pressione della pagina bianca inizio a sentirla.

[foto: David Shankbone – licenza: Creative Commons Attribution 3.0 Unported]