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Come i CLASH hanno conquistato il mondo. Nel 40esimo anniversario di uno dei più grandi album di tutti i tempi, ecco perché questo disco ci fa ancora sognare

Anche se non sono ancora alla canna del gas, nella primavera del 1979 i Clash non sono certo messi bene. Give ‘Em Enough Rope ha spiazzato perfino loro. Tommy Gun è un capolavoro, e così altri tre o quattro pezzi del disco che, nell’insieme, però non si capisce da dove sia venuto fuori e dove volesse andare.

Di sicuro niente è più come prima: i tempi del primo album sono lontani e il vento della new wave soffia ormai in tutt’altra direzione. Perfino le loro “supporter”, le Slits, stanno facendo qualcosa che li fa sembrare vecchi e sorpassati. I Sex Pistols si sono autodistrutti l’anno prima, mentre John Lydon ha fondato i più sperimentali Public Image Ltd.

Lo spirito punk dei Pistols si è concluso con la sarcastica frase di Lydon «avete mai avuto la sensazione di essere stati fregati?», che sembra l’epitaffio perfetto per un movimento che ha fatto tabula rasa senza poi ricostruire nulla. Persino i più impegnati Clash, come ha ammesso poi Joe Strummer in The Clash: Westway To The World, il documentario di Don Lett (apparso come VHS nel 1999 e poi in DVD nel 2001), pensavano di aver toccato il fondo. «Credo», racconta Joe Strummer, «che sia stato allora che abbiamo trovato la nostra vera energia».

Per loro è un momento difficile, in cui o ti nascondi da qualche parte o tiri fuori qualcosa di veramente forte. I Clash hanno fatto entrambe le cose: si sono nascosti in uno studio di registrazione senza un manager e senza un soldo e ne sono usciti con un album che ha conquistato non solo Londra e l’Inghilterra ma tutto il mondo.

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