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1969-2019 – 50° Woodstock anniversary

Non è un segreto che l’esibizione di Joe Cocker a Woodstock è probabilmente uno dei momenti più elettrizzanti dell’intero festival. Negli anni, il suo volto scatenato e madido di sudore è diventato l’icona vera e propria di Woodstock; ma quando quel pomeriggio del 17 agosto, l’ultimo giorno del festival, Joe Cocker sale sul palco davanti a decine di migliaia di spettatori, non tutti sanno bene chi sia, né quale musica suoni.

Prima di Woodstock, infatti, Cocker, con la sua giovanile timidezza ancora intatta, è poco più di una star nascente, una promessa. È già uscito il suo singolo Marjorine, è già uscito il suo primo album con la Grease Band, With A Little Help From My Friends, e le sue performance dal vivo hanno già stupito il pubblico del Newport Rock Festival e del Denver Pop Festival.

Eppure, nonostante queste e altre ottime premesse, è Woodstock a lanciare Joe Cocker tra le stelle del rock.

Tuoni e fulmini

Il concerto di Cocker a Woodstock comincia alle due del pomeriggio e apre l’ultima giornata del festival. Subito prima di lui, avevano suonato i Jefferson Airplane, mentre dopo di lui sarebbero entrati in scena i Country Joe & The Fish.

La comparsa effettiva di Joe sul palco viene preceduta da una sorta di introduzione strumentale: la Grease Band, la sua band di accompagnamento, suona due canzoni, Who Knows What Tomorrow May Bring e 40,000 Headmen, entrambe prese in prestito dal catalogo dei Traffic. Dear Landlord, una bellissima cover di Dylan, è il brano con cui Joe Cocker si presenta al pubblico di Woodstock, seguito dall’originale Something’s Comin’ On.

L’esecuzione di quest’ultimo serve a scaldare i motori e a vincere ogni incertezza: da quel momento il frontman entra in sintonia totale con la musica, seguendo spasmodicamente il ritmo e mimando una spettacolare partitura di air guitar. La sua voce profonda, roca ma dolcissima, conquista il pubblico. Parola dopo parola, urlo dopo urlo, Cocker incide il proprio nome nella storia della musica.

I brani che seguono Something Comin’ On sono tratti dal primo disco della Grease Band, With A Little Help From My Friends, e dal secondo, Joe Cocker, destinato a uscire dopo il festival, nel novembre del 1969. E anche se ogni brano suonato da Cocker a Woodstock merita di essere riascoltato un milione di volte, il momento più entusiasmante del suo concerto è l’ultima canzone, quella cover dei Beatles che strapperà l’eterna gratitudine dello stesso McCartney: With A Little Help From My Friends.

L’esecuzione del brano corrisponde a una progressiva, viscerale esplosione di emotività da parte di Cocker, che risponde affermativamente con sempre maggior trasporto alle reiterate domande delle voci di accompagnamento: «Credi davvero nell’amore a prima vista?».

La tastiera e la chitarra assecondano questa tensione crescente, mentre il frontman continua a contorcersi e a ballare usando ogni metro a sua disposizione sul palco. Il pubblico dimentica ogni riserva e incorona Cocker a beniamino del festival. Secondo la leggenda anche il cielo si è commosso per l’esibizione di Cocker: alla fine di With A Little Help From My Friends, prima dell’arrivo dei Country Joe & The Fish, un furioso temporale con tanto di fulmini renderà il palco inagibile fino alle sei e mezzo di sera.

[articolo pubblicato su Vinyl n.8 – maggio 2019 – foto: YouTube]