L’artista romano torna con un nuovo album, disponibile in vinile in diverse versioni, e ricanta l’amore, annunciando il tour del 2021

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In questa storia che è la mia è il nuovo disco di inediti di Claudio Baglioni, pubblicato e distribuito da Sony Music, che arriva a sette anni di distanza dal suo ultimo lavoro. Un ritorno attesissimo. Il sedicesimo album in studio contiene 14 inediti che esplorano il passaggio del tempo e sembrano fare quasi un bilancio sulla carriera dell’artista che da più di cinquant’anni canta l’amore. Un vero e proprio concept album che racconta il sentimento universale, passando da ricordi personali, ideato e composto come si faceva un tempo: «È un progetto al quale ho dedicato tutto me stesso, a partire dalla scrittura, strutturata come non accadeva da tempo, su linee melodiche e processi armonici che la musica popolare sembra offrire sempre meno. Le sonorità sono tutte vere – nel senso di “acustiche” – basso, batteria, pianoforte, chitarre, archi, fiati, voce e cori – e il ricorso all’elettronica è stato dedicato, esclusivamente, alla cura degli effetti suono e delle atmosfere. Ne sono venuti fuori quattordici pezzi suonati dalla prima all’ultima nota, da un gruppo di musicisti straordinari, che fanno quello che ci si aspetta da loro: suonare con tutta la creatività, l’invenzione, l’energia e la passione – in una parola: la musicalità – che hanno dentro», ha raccontato l’artista romano, che spera di poter tornare a suonare live in un tour annunciato per giugno 2021.

Questo nuovo disco ricorda il passato, quasi con nostalgia. 

È un’autobiografia in cui mancano le date i nomi e i fatti. Alcuni sono accennati, perché nel mio ricordo ormai è così. Ho perso la memoria nitida di quando una cosa è successa, emergono solo alcuni fatti. Sono arrivato a una parte cospicua della carriera, ma più che nostalgia c’è la voglia di lasciare un segno, la possibilità di essere ricordato, di nuovo. È vero che negli ultimi anni ho fatto tante cose, ma erano sette anni che non usciva un mio album. Ho forse anche meno da dire, ma quello che voglio dire ho cercato di dirlo meglio.

Non temi un confronto con la tua musica precedente?

Mi confronterò sempre con il mio passato e so già che non è una partita che posso vincere. Ma so di aver fatto un buon lavoro. 


“Ho vissuto per lasciare un segno”, è la frase che apre questo disco. 

Il tempo è l’avversario del genere umano. Vincerà sempre lui. Possiamo qualche volta pareggiare, ma siamo sempre a corrergli dietro fino a quando non ne abbiamo più. Il vantaggio di fare questo mestiere e il valore reale è di pensare che ci sarà qualcosa dopo: una memoria, un album, una canzone. Resteranno delle tracce. Ed è l’ambizione di ognuno di noi. 

Che “segno” vuoi lasciare?

Ho cominciato a fare quello che faccio nel ’64, per caso, partecipando a un concorso di voci nuovi nel quartiere di Centocelle a Roma. E mi ritrovo ancora oggi a fare lo stesso mestiere. Pensavo che il successo non sarebbe arrivato, invece sta ancora durando. Ogni giorno che si aggiunge è un anello interessante. Ho avuto passaggi non clamorosi, anche passaggi a vuoto. Ma non mi posso lamentare. Lasciare un segno è il motivo conduttore di questo lavoro. Sono stato quasi ossessionato dal verbo “incidere”. Un tempo si diceva “incidere un disco”. Il solco poteva essere quello dei dischi di una volta, dal microsolco fino ai supporti di oggi meno gloriosi. Io spero di “incidere” emotivamente, in chi ha voglia di ascoltare. 

Hai sempre cantato l’amore. Che cosa vuol dire oggi? 

Gran parte della mia produzione precedente ha come contenuto il parlare dell’avventura e disavventura del vivere e l’amore ne occupa una parte preponderante. Che per quanto poeti, scrittori, romanzieri e cineasti o artisti di arti visive abbiano cercato di scandagliare, ha sempre qualcosa da raccontarci. Ho pensato spesso che le canzoni siano serenate, anche quando non parlano esattamente d’amore. Tolti il primo e ultimo brano di questo disco, che tracciano una visione allargata della scena, una temporale e una di una geografia più intima, ho cercato di andare a pescare tanti momenti di una vicenda amorosa.

Non hai sentito il bisogno di parlare del momento presente?

Questo album non parla del momento che stiamo vivendo, l’arte per me deve astrarsi da quello che è il succedersi degli eventi di cronaca. 

Come descriveresti questo lavoro? 

Faccio molta fatica a descrivere la mia produzione. Sento tanta musica, ci sono tante linee melodiche interessanti dal punto di vista tecnico musicale. Come linea guida ho cercato l’emozione. Non c’è bisogno di analizzarla. Le parole di una canzone a volte vengono analizzate perché tutti ne conosciamo il significato. Io ho fatto spesso fatica a mettere insieme parole e musica, sono due materie diverse, come confrontare qualcosa di leggero e impalpabile con qualcosa che ha significato. E allora sono andato sul sigrnificante, sull’effetto del suono della parola, in modo che le parole avessero una forma fisica. Un’orchestra di fonemi che si aggiunge agli strumenti.  

Si tratta di un lavoro di ricerca molto lungo? 

Mi metto lì con molto timore e soggezione e ci metto a volte mesi, prima di scrivere una parola. E poi sto attento che siano “esatte”. Non è vero che una vale l’altra. Bisogna individuarle per ottenere il risultato di un fatto artistico rilevante.

Questo disco in che modo si inserisce nella tua discografia?

Ci sono molti rimandi, chi approfondirà troverà rimandi chiari ad altri dischi. Questo disco ha due genitori, il padre è Oltre e la madre è Strada Facendo. Si sentono i miei  52 anni di musica e cerca di essere ancora di più affermativo in quello che so fare. 

I lavoratori dello spettacolo sono in crisi, tu vedi una soluzione? 

Sono anche io un lavoratore dello spettacolo, anche se graduato. Siamo rimasti tutti appiedati da questa situazione. Il nostro è uno dei settori più toccati. Conosco le storie personali di molti, in cinquant’anni di esibizioni siamo cresciuti insieme. Nei miei concerti la famiglia è davvero numerosa. Non ho ricette per uscirne, non credo ne esista neanche una sola. Tranne quella di operare immediatamente, rimboccandosi le maniche, agendo personalmente. Alcuni miei colleghi lo abbiamo fatto con sottoscrizioni personali private che non c’è bisogno di elencare. È venuto a mancare il cento per cento del lavoro. C’è il dovere di andare a cercare anche nuove forme, non condivido chi dice che i concerti i streaming non si possano fare. È chiaro che non sia la stessa cosa, ma è necessario trovare un’alternativa. Nei miei prossimi concerti avrò più di 100 strumenti in orchestra, significa sentire la musica fisicamente, quindi è chiaro che non può essere la stessa cosa, ma se riuscissimo a inventare qualcosa che renda un concerto a distanza dinamico, possiamo creare un’interazione nuova. Serve uno sforzo creativo. 

foto ©AlessandroDobici

In questa storia che è la mia è disponibile in vinile in diverse versioni:

  • 2LP 180gr black (14 canzoni inedite)
  • 2LP 180gr black – deluxe (14 canzoni inedite, 2 brani in versione acustica, foto esclusive)
  • 2LP 180gr black – deluxe *Esclusiva Amazon* (14 canzoni inedite, 2 brani in versione acustica, foto esclusive e poster autografato).