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…gli Who avrebbero potuto fare più dischi, avrebbero dovuto avere più successo, ma chissenefrega. Tra chicche e classici imperdibili, il catalogo della band è una miniera di sole gemme. O quasi

[Leggi l’articolo integrale di Sean Egan su Vinyl n.6 – febbraio 2019]

A uno sguardo superficiale, gli Who sono strani. Nonostante non si sopportassero a vicenda, sono rimasti insieme nel bello e nel cattivo tempo. Negli anni ’60 erano la rock band più dura e viscerale sul mercato e dal vivo erano uno spettacolo, anche se i loro dischi erano una continua altalena tra strambe hit pop e suite grandiose ma anche molto intellettuali. Senza contare, ma come potremmo dimenticarlo, che hanno continuato a suonare fino all’età della pensione, nonostante My Generation (1965), la loro canzone più famosa, reclamasse a gran voce il sogno di morire giovani…

Naturalmente gli Who sapevano sopportarsi a vicenda perché ognuno di loro era consapevole che non avrebbe mai trovato musicisti migliori con cui suonare. E i loro fedelissimi fan sono sempre stati felici di godere di una musica innovativa e sempre una spanna sopra a tutta la concorrenza, resa possibile dalla magica combinazione dei loro insostituibili talenti.

Who’s who?

Roger Daltrey è un cantante che sa passare dalla delicatezza tremula al gutturale ruggito di un capoclan. Pete Townshend è un autore sopraffino e geniale, la cui arte spazia dai tre minuti della pop song alle narrazioni più lunghe e intricate. John Entwistle è quello tranquillo della band, ma solo come persona, perché il suo basso è sempre in primo piano… e sempre eccellente. A sostenere il tutto, poi, ci pensa Keith Moon, la cui batteria è potente e iperattiva come la sua personalità.

Il nucleo del gruppo si forma nel 1961, ma la line-up classica si completa solo nel 1964, con l’ingresso di Moon.

Iniziano come cover band di R&B – ma Townshend sboccia precocemente e prepotentemente come autore e già nel 1965 scrive l’inno più calzante all’inquietudine della gioventù occidentale degli anni ‘60. Ma è uno che va di fretta e che fa passi da gigante, tanto che nel 1969 cambia la storia della musica con un’opera rock che porta il pop all’attenzione dell’intellighenzia. Il resto è storia.

Eppure, per essere una band così longeva e carica di gloria, la discografia degli Who è sorprendentemente snella. Poco importa, perché, ogni loro disco è un oggetto del desiderio, comprese alcune intriganti rarità.

[Foto © Heinrich KlaffsCreative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic]