Un’ora e mezza di concerto, l’incontro nel backstage, tutta l’emozione del blues: siamo stati al concerto dei Nine Below Zero. Ecco il nostro racconto dallo Spirit de Milan

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Lo Spirit di Milan non è il Marquee ma entraci è come entrare in un pezzo di Milano. È un luogo elettrico, un tempo votato alla manifattura e oggi devoto alla musica. In particolare alla musica Blues.

 

Ti accoglie senza dire nulla. Un ampio cortile industriale che non ha nulla di spettacolare ma che ti fa respirare quel sapore romantico di postmodernità. Non dice nulla ma ti guida, con un rigagnolo di luci rossastre che illuminano la strada che si snoda tra i vecchi capannoni fino a portarti all’ingresso del locale. Nessun proclama, nessuna luce al neon. Sembra di trovarsi in un luogo segreto in cui sta per compiersi un rito. Coinvolgente ma non per tutti.

La grande sala ci aspetta con luci e musica soffusa. Calda, ancora una volta, ma compassata. Il palco da una parte – già pronto – i tavoli dall’altra. Grandi tavolate in legno che rimandando ancora una volta ad un altro mondo.

La band occupa da sola una tavolata, così come tra poco occuperanno il palco. E lo occuperanno bene visto che sono in otto. I più elettrici sono i tre membri storici dei Nine Below Zero: Dennis Greaves, voce e chitarra, Mark Felthman, armonica, Mickey Burket, batteria.

Sono carichi ed entusiasti e non è difficile immaginare a quanto lo fossero quella notte di 37 anni fa al Marquee di Londra. Tengono in mano il loro disco, nella reissue De Agostini, e il fascicolo che racconta i dettagli di quella nottata pazzesca. Lo tengono come si tiene per mano un compagno di viaggio, un amico fedele che li ha esaltati e accompagnati in quarant’anni di carriera. Scattiamo qualche foto, parliamo di quegli anni e di quell’album (qui l’intervista completa) e in un attimo facciamo convolare a giuste nozze Londra e Milano.  E dopo…ci ringraziano.

Sì, avete capito bene, LORO ringraziano noi.

Dennis, non scherzare, siamo noi a ringraziare voi: grazie per la vostra musica, per la vostra disponibilità disarmante, grazie per la vostra gioia e grazie per quella notte al Marquee.

E grazie per quello che sta per arrivare questa sera.

Sono le 20.30 e gli Hipshackers fanno al meglio la loro parte di opening band e le anche le fanno ballare davvero.

Poi salgono sul palco i Nine Below Zero salgono coccolandosi ancora il nostro album, tenendoselo tra le mani e ringraziandoci (ancora?!).

Un mare di energia elettrica che spettina e ripettina i presenti.

Questo non è un concerto blues. Questo è un concerto rock’n’roll, funky, punk, reaggae e blues. Tutto insieme amplificato al quadrato.

Senti il wall of sound di Phil Spector, senti l’arte divinatoria del Boss, senti la tensione nervosa e romantica delle isole britannica, tutta la swingin’ London e l’energia soul di James Brown.

Il blues è tutto questo. Prende qualcosa alla radice, un’energia seminale, e la porta dritta fino al cielo.

Basso, chitarra, batteria, tastiere, sax, tromba e ovviamente armonica. Oltre a tre voci che ricamano, graffiano ed esaltano.

Una cavalcata che sembra toccare tutte le tappe di questi quarant’anni ma senza alcuna nostalgia.

Prima di chiudere la serata, ci risiamo, Dennis ringrazia tutti, il pubblico su di giri, lo Spirit de Milan, l’organizzazione (e Carmelo Genovese lo ringraziamo anche noi) e De Agostini per aver riportato in vinile Live at the Marquee.

Questa volta il ringraziamento ce lo godiamo.
Grazie a te, Dennis. Grazie a voi ragazzi.

Speriamo di rivederci presto.
Sicuramente tra quarant’anni staremo ancora festeggiando.