Condividi su

[Articolo pubblicato su Vinyl n.4 – continua da I dischi della vita di Will Sergeant – pt. 1/2
Foto: © Echo & The Bunnymen official Twitter]

SUL PALCO CON I JOY DIVISION

Così gli Echo and the Bunnymen hanno iniziato a suonare insieme a quei loro “cugini” di Manchester: «Ian era un frontman straordinario, ma nella vita quotidiana era molto tranquillo», ricorda Sergeant. «Abbiamo fatto dei concerti assieme ai Joy Division e non mi ha mai rivolto la parola. Abbiamo suonato con loro una volta allo YMCA di Londra e un’altra allo Zoo/Factory Halfway Festival. Si chiamava così perché la Zoo Records era di Liverpool, mentre la Factory Records era di Manchester. Avevano trovato un campo da qualche parte lungo la A580, l’autostrada che collega le due città, e avevano messo in piedi il concerto. Il festival fu un flop clamoroso: ci saranno stati cento spettatori al massimo. I Joy Division sono saliti sul palco al tramonto e faceva un freddo tremendo. Tutti cercavano di accendere i falò con la spazzatura che trovavano in giro, per cui vedevi solo l’oscurità punteggiata da tanti piccoli fuocherelli, e la gente sparpagliata un po’ a casaccio».

SUL GRANDE SCHERMO

Gli Echo And The Bunnymen hanno goduto di tre decenni di popolarità, grazie a un pubblico “stranamente” sempre giovane.

La chiave di questo appeal multigenerazionale è in realtà semplice: i Bunnymen sono stati una presenza costante nelle colonne sonore di film e show televisivi. Sergeant, con molta modestia, attribuisce questa capacità al fatto che le loro canzoni sono soprattutto brani d’atmosfera e, quindi, possono adattarsi a contesti diversi.

Dal classico cult del cinema indipendente Donnie Darko, che utilizza la loro Killer Moon, alla serie televisiva Stranger Things di Netflix, che nella stagione 2016 sfrutta Nocturnal Me per aggiungere quel tocco in più di suspense, l’uso della loro musica per le colonne sonore ha continuato a rigenerare il pubblico della band.

«È iniziato tutto con i teen movie degli anni ’80», dice Sergeant. «Essere inclusi nelle colonne sonore è quello che ci ha permesso di sfondare in America. Quando Bring On the Dancing Horses è stata usata per Pretty in Pink è cambiato tutto. Improvvisamente non suonavamo più nei piccoli club, ma in posti da qualche migliaio di persone. Molto meglio! Fu allora che Joel Schumacher ci chiese di fare la cover di People Are Strange dei Doors per il nuovo film che stava girando, The Lost Boys. All’inizio credo che Ian McCulloch non fosse d’accordo, ma poi Joel gli telefonò e lo convinse. Nel progetto era coinvolto anche Ray Manzarek, che ha suonato nel brano e lo ha prodotto. È stato lui a insegnarmi come suonarla, perché onestamente non sono granché a eseguire le canzoni altrui. L’abbiamo registrata a Kirkby, nel Merseyside, ed è stato grandioso. Da qualche parte ho ancora le foto di Ray».

INTO THE JUKEBOX ROOM

Ci spostiamo in un salotto della casa di Sergeant dove il posto d’onore è occupato da uno splendido jukebox, un Wurlitzer, comprato per 50 sterline. Dopo essere stato restaurato, ora è perfettamente funzionante.

«Non li voleva nessuno all’epoca», dice, «erano solo rottami di cui liberarsi». Sergeant, invece, crede fermamente nell’analogico e pensa che il rinascimento del vinile sia un fenomeno duraturo. L’importanza che attribuisce ai dischi nel definire la personalità di un individuo traspare in tutta la sua evidenza quando parla di specifici brani o di esperienze legate alla sua collezione di dischi. «Un disco è come una capsula del tempo. Aspetta solo che lo si tolga dalla custodia, lo si metta sul piatto e lo si riporti in vita… ed ecco che ritornano tutte le cose che stavi facendo quando l’hai ascoltato la prima volta o in tutti gli anni in cui lo hai ascoltato… è tutto lì dentro».

EVENTI DA RICORDARE

«I CD e gli MP3 sono un vero schifo. Non puoi legare un ricordo a un MP3, perché non puoi entrare in un negozio e godere del rituale dell’acquisto. Ricordo che sono andato a comprare School’s Out di Alice Cooper lo stesso giorno in cui è uscito», continua Sergeant. «Ho inforcato la bicicletta e pedalato fino Walton Vale. Saranno state quattro o cinque miglia, ma per un bambino sembravano un’odissea. Sono andato, l’ho comprato e me lo sono portato a casa. È stato un evento da ricordare. Ora, con lo streaming e l’MP3 manca l’esperienza, il rituale. Se qualcuno ti chiedesse che cosa hai fatto quel giorno, non ti verrebbe certo di raccontare che sei andato su un sito e hai scaricato quel disco che poi ti ha stancato e l’hai cancellato perché avevi bisogno di memoria sul tuo smartphone… È ridicolo».

Sergeant ribadisce il concetto ricordando una visita a un mercatino una decina di anni fa. «C’era questo fesso che vendeva TUTTI i suoi album dei Beatles, quelli in mono! Gli ho detto: “Ma che cosa stai facendo? Stai vendendo la tua giovinezza… Ma perché vuoi sbarazzartene? E li vendi pure per quattro soldi!”. Avrei potuto comprarli tutti per un ventone, ma non l’ho fatto. Alla fine se li è riportati via!».

THE STARS, THE OCEANS & THE MOON

Comunque, la vita continua e Sergeant non vive solo di ricordi. In ottobre è uscito The Stars, The Oceans & The Moon, il tredicesimo album in studio dei Bunnymen, e nel frattempo ha iniziato a condurre un programma radiofonico che gli consente di condividere alcune delle sue canzoni preferite. «Ho sempre sognato di fare radio, così cerco di sfruttare l’occasione. Ho un mio programma, si chiama Space Junk Radio, in cui posso suonare diversi dischi della mia collezione».

L’intervista è terminata, ma prima di andarcene Will è in vena di consigli: «Iniziate a collezionare vinili, e metteteci dentro i vostri sogni». E già che ci siamo… Will, ma come fai a tenere così bene il giardino? «Il segreto è non dare troppa acqua alle piante!» .