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Nei primi anni ’80 i Talk Talk sembrano una delle tante band cinicamente commercializzate dalle case discografiche sotto l’etichetta di New Romantic, ma il loro terzo album, The Colour Of Spring, cambia per sempre il loro destino artistico. Grazie anche alla tenace volontà e ai sogni di un cantante che credeva di non saper cantare

[di Neil Crossley – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.10 / continua da Talk Talk: primavera di rinascita – pt. 2/3]

Basta sintetizzatori!

Incoraggiato dal successo creative di It’s My Life, Hollis prende una decisione coraggiosa e radicale: bandire del tutto i sintetizzatori dal prossimo album e utilizzare esclusivamente i suoni naturali e le proprietà acustiche offerte da strumenti tradizionali come il piano, l’organo e la chitarra.

La band impiega un anno per registrare il nuovo disco, per il quale vengono ingaggiati fior di “turnisti”, come Steve Winwood, il chitarrista Robbie McIntosh, il bassista Danny Thompson e l’armonicista Mark Feltham.
Il risultato è un suono molto più organico, con qualità che da ora in poi domineranno la loro musica.

Hollis e Friese-Greene passano i primi quattro mesi del 1985 scrivendo le canzoni, mentre il resto della band li raggiunge in studio, dove iniziano tutti insieme a stendere le parti strumentali.
«All’inizio passavamo in studio dodici ore al giorno, sei giorni la settimana», dichiara Hollis al Glasgow Evening Times nel febbraio 1986. «Poi, verso la fine, abbiamo iniziato a prenderci i weekend. In progetti così lunghi, cercare di rimanere sempre freschi è la cosa più difficile».

Durante le registrazioni Hollis ascolta musica classica: Satie, Debussy, Milhaud… Béla Bartók, in particolare, esercita una profonda influenza sull’album. «I quartetti d’archi di Bartok… Non credo che possa esistere niente di più bello», dice. «Bartók ha lasciato un’impronta sugli arrangiamenti di The Colour of Spring».

Dal punto di vista strumentale, il piano acustico e l’organo Hammond sono le tastiere dominanti il panorama sonoro dell’album, anche grazie al gran lavoro svolto da un maestro come Steve Winwood, il cui Hammond regala alcune incredibili parti d’atmosfera.

Il disco include anche altri elementi, più esoterici, come il Variophon, uno strumento elettronico inventato nel 1975 dai ricercatori dell’Università di Colonia.
Nel corso delle sessioni, la band utilizza infatti un ampio ed eclettico spettro di tastiere, inclusi il Mellotron e la melodica, ma si rifiuta in maniera categorica di fare uso di qualsiasi moderna tecnologia di sintesi elettronica.

«Se pensiamo ai primi due album e all’attività dal vivo, diciamo che i sintetizzatori sono stati una scelta dettata da ragioni economiche», dichiara Hollis alla rivista Electronics And Music Maker nel 1986. «A parte ciò, io odio assolutamente i sintetizzatori… Se non esistessero, ne sarei strafelice».

Un’opinione condivisa e riaffermata con assoluta determinazione anche da Friese-Greene: «La sola idea di interfacciare un piano a una scheda MIDI mi fa star male. È un insulto, che cosa vuoi che ti dica? È meglio tacere, nulla di quello che direi sarebbe pubblicabile».

Un’eredità significativa

The Colour of Spring viene pubblicato nel febbraio del 1986 e accolto da un consenso di critica pressoché unanime.
Per tutti quelli che avevano classificato i Talk Talk come una delle tante band pop precocemente sul viale del tramonto l’album è una rivelazione inaspettata.

Si capisce subito che è un disco importante, sottile ed enigmatico, di una intrigante e fragile malinconia. I suoi ritmi potenti e ampi si sposano a una tessitura sonora ricca, su cui svetta la voce dolente e profondamente commovente di Hollis.
I Talk Talk hanno creato un suono che sfida i generi, che è influenzato dal jazz, dalla classica, dal folk e dal pop, senza tuttavia poter essere incasellato in uno stile specifico.

L’album diventa il maggior successo commerciale per la band e raggiunge l’ottava posizione nella classifica britannica. Life’s What You Make It, con il suo martellante riff di piano, è il vertice del disco e diventa una hit internazionale, la terza dei Talk Talk a entrare nelle classifiche americane, contribuendo ad aumentare la popolarità della band in tutto il mondo.

Nonostante l’incredibile successo, Hollis e compagni non hanno ancora raggiunto il proprio picco.
A The Colour of Spring fa seguito la pubblicazione di Spirit of Eden e Laughing Stock, entrambi lodati dalla critica.

I Talk Talk si sciolgono nel 1992 e Hollis abbandona la carriera musicale, optando per una vita tranquilla a Wimbledon, con la moglie e la famiglia.
E, con l’eccezione di un omonimo album di debutto come solista nel 1988 e una manciata di apparizioni nel corso degli anni, ha tenuto fede all’impegno.

In un’intervista del 1982 l’artista inglese rimarcava di «voler scrivere canzoni che tra dieci anni saranno ancora ascoltate». Con The Colour of Spring e i due album successivi ha creato un emozionante corpus musicale destinato a durare ben più di un decennio.