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È il 7 luglio del 1970 e sul mercato giunge la seconda fatica in studio degli Stooges: un album che ha lasciato un segno indelebile nella storia, a dispetto di un flop a livello di vendite. Ecco tutti i retroscena di quelle session ormai leggendarie…

di Andrea Valentini

Negli uffici newyorchesi della Elektra, all’indomani dell’uscita di The Stooges – eponimo debutto della band del 1969 – non tira certo un’aria rilassata. Jac Holzman, boss della label, freme seduto alla sua scrivania: è più che mai affamato di hit e si aspettava dalla band un singolo che schizzasse dritto nella parte alta della classifica di vendite.

Le cose sono andate diversamente, ma per giustificare l’investimento fatto col primo disco, decide di concedere una seconda opportunità a Iggy e i suoi, dando l’ok alla realizzazione di un secondo album, peraltro tenendo fede a quanto previsto nelle opzioni del contratto siglato dalle parti.

Holzman si mobilita per cercare un produttore adatto, in grado di spremere dai quattro ragazzi di Ann Arbor il nettare della hit. Lui consiglia Jim Peterman, ex tastierista della Steve Miller Band, ora assunto dalla Elektra; in alternativa gradirebbe John Madera, che aveva prodotto la danzereccia ed evergreen Let’s Twist Again di Chubby Checker.
L’addetto al reparto A&R della Elektra, Danny Fields, più giovane e in sintonia con il gruppo, propone Eddie Kramer – che ha già lavorato con Led Zeppelin, Jimi Hendrix e Rolling Stones.

Don Gallucci

Come spesso accade, a spuntarla è un outsider: l’incarico viene assegnato a Don Gallucci, un giovane impeccabile, sempre in giacca e cravatta, dai modi educatissimi, ma dai trascorsi non da poco… è infatti “il papà” di un riff epocale suonato al piano elettrico: Do-Fa-Sol. Stiamo parlando del suo contributo a Louie Louie nella rancidissima versione dei Kingsmen (del 1963: Gallucci aveva solo 15 anni, quando la suonò), che segnò uno standard per tutte le garage band a venire.

È così che Holzman imbarca Gallucci, Iggy Pop (voce), i fratelli Ron e Scott Asheton (chitarra e batteria) e Dave Alexander (basso) su un volo per Los Angeles, dove la Elektra ha allestito uno studio fra i più moderni dell’epoca: le session si svolgeranno qui.

In studio

L’approccio in sala di registrazione è all’insegna della lungimiranza (per qualcuno si trattò di rassegnata duttilità, a dirla tutta) di Gallucci e del tecnico del suono Brian Ross-Myring.
Se l’ex Velvet Underground John Cale a New York, per il primo album degli Stooges, aveva tentato di utilizzare un procedimento al passo coi tempi, registrando ogni strumento separatamente e in momenti diversi, Gallucci interpreta la volontà della band e propone una soluzione del tutto live. Il suo intento è di immortalare gli Stooges nel modo più crudo e vicino a ciò che fanno in concerto, quindi senza ricorso ad artifici e trucchi tecnologici.

L’iguana apprezza questo modo di lavorare perché, oltre a essere congeniale alla band, consente di produrre materiale difficilmente manipolabile in fase di post-produzione: una volta scelta la take migliore, nessuno può modificarne troppo il sound perché non c’è netta separazione delle tracce – e questo è decisamente positivo, in quanto non rende possibile snaturare il prodotto.

L’iguana e l’incorruttibile

Le session iniziano il giorno 11 maggio e terminano il 24, mentre il 25 e il 26 sono dedicati al mixaggio.
La band lavora speditamente con Gallucci, che è un giovane posato ed elegante, ma sa il fatto suo. Iggy e i suoi compari tentano costantemente di farlo fumare e stravolgere, ma lui è incorruttibile. Anche quando ha terminato la giornata dietro al mixer e può finalmente rilassarsi, declina le offerte dei ragazzi.

Non c’è molta comunicazione, in realtà, tra gli Stooges e il loro produttore, che si è trovato a dover gestire una situazione impostagli da Holzman senza nemmeno essersi potuto preparare adeguatamente.
Iggy, poi, è appena stato introdotto al diabolico piacere della cocaina e ne consuma grosse quantità durante le registrazioni (peruviana rosa, per l’occasione): questo lo rende piuttosto “elettrico” e intrattabile.
Il portavoce della band diventa Ron Asheton, che si incarica di comunicare con Gallucci, mediando le sfuriate di Iggy.

[continua con la seconda parte]