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“E’ stato come tornare indietro di 200 anni, quando i ricchi pagavano per andare nei manicomi a vedere i pazienti che davano fuori di matto”
[Michael Oldfield sul live degli Stooges del 15 luglio 1972, Melody Maker]

Questo pezzo è un piccolo e quasi sicuramente inutile tributo a un sogno di quelli che solo i malati di rock possono – forse – capire. Il sogno è quello di ascoltare anche solo pochi istanti di un concerto di cui si sa poco e il cui ricordo è confinato a poche frasi elargite col contagocce da qualche sparuto reduce. E a una sfilza di scatti che ritraggono solo un soggetto.Il sogno è anche quello di soddisfare la curiosità morbosa di sentire come suonassero gli Stooges in quella primavera/estate del 1972, mentre chiusi in una sala prove londinese tentavano di sfornare il loro terzo album.Il sogno, alla fine, è quello di sapere e conoscere qualcosa che finora nessuno o quasi è stato in grado di raccontare in maniera esaustiva.

[di Andrea Valentini – Continua dalla parte 1]

Pictures of you

Partiamo dal punto più semplice, ossia proprio da Mick Rock, che consegna alla memoria collettiva una raffica di scatti che – giovane fotografo – fece su commissione della Mainman Management; le foto sono raccolte nel libro Raw Power. Iggy & The Stooges 1972 (Omnibus Press, 2005): decine di immagini, quasi tutte dedicate a Iggy che è decisamente l’attrazione della serata. O forse è l’unico a colpire l’occhio del giovane Rock.

L’Iguana magro, glabro e spiritato sembra un Mick Jagger zombie, coi tratti caricaturali. Ha addosso un paio di pantaloni argentati, un bikini nero e degli stivali; la pelle del viso e del torso è dipinta d’argento e unta d’olio. Gli occhi truccati pesantemente, un finto neo di bellezza sul volto, lo smalto nero sulle unghie, i capelli lunghi alle spalle e tinti d’argento.

Il pubblico, nei pochi fotogrammi che lo ritraggono, è immobile o basito. Tutti sono seduti sulle loro poltroncine, in attesa di vedere cosa accadrà. tra i presenti ci sono anche due illustri sconosciuti: un certo John Lydon e un tale Joe Strummer.

What’s the story?

Ma le foto, per quanto eloquenti, lasciano tanto all’immaginazione e non raccontano molti dettagli tutt’altro che trascurabili. E’ così che possiamo ricostruire per approssimazione – grazie a qualche sprazzo di dichiarazione e ricordo disseminato nel corso degli anni – ciò che verosimilmente è accaduto.

E’ certo che Iggy sciorina tutto il suo repertorio e gli Stooges, con un concerto di 40 minuti scarsi, lasciano un segno indelebile nelle coscienze rock dell’Inghilterra, tanto che Nick Kent scrive sul NME: “L’effetto finale è stato molto più terrificante di tutti gli Alice Cooper e le Arancia meccanica del mondo messi insieme, semplicemente perché questi tizi non scherzavano”.

Durante i primi due brani l’Iguana schizza per tutto il palco, ne esplora ogni centimetro quadrato; e poi decide che è una buona idea andare a far visita al pubblico, comodamente seduto sulle poltroncine del cinema. I fari lo seguono, lui si ferma ogni tanto a fissare negli occhi qualcuno; farfuglia nel microfono che sta cercando qualcuno di interessante, ma in quel “mucchio di hippie” non c’è nessuno che lo ispira.

A rendere ancora più bizzarra la situazione contribuiscono una serie di problemi tecnici; più di una volta la band si ferma e attende che venga sistemato l’impianto o il microfono o il guasto del momento; durante uno di questi break Iggy si azzuffa verbalmente con una banda di skinhead che gridano di suonare, spazientiti per la pausa. L’Iguana li apostrofa dicendo: “Cosa hai detto, pezzo di m**da?”.

Durante l’ennesimo stop, a causa della rottura del microfono, Iggy si piazza in mezzo al palco e inizia a cantare, a cappella, una versione di Shadow Of Your Love di Frank Sinatra. Tutti improvvisamente smettono di chiacchierare e tacciono per ascoltare il pezzo, in un momento surreale, tra Kafka e gli Skiantos – immaginate Iggy, seminudo e impiastricciato di colore argentato, che intona un pezzo da crooner senza microfono, sul palco di un vecchio cinema.

Poco dopo c’è tempo per un altro diverbio con gli skinhead; il loro capo si avvicina al palco, l’Iguana si scaglia verso di lui per dargli un calcio in faccia, ma i roadie glielo sottraggono, buttandolo fuori da una porta antincendio. Da quel momenti gli skin non danno più problemi.

Tutto questo avviene sotto agli sguardi impassibili del resto del gruppo, che per l’occasione è agghindato in una versione riveduta e corretta della tendenza glam. Mick Rock non si degna di fotografare nessuno eccetto Iggy, ma James Williamson ricorda che prima del concerto il gruppo intero ha fatto una puntata in un negozio che vende trucchi e scherzi, per comprare del make-up da clown. E infatti, l’unico scatto in cui si intravede Williamson (è sul retro di Raw Power) lo ritrae con il volto bianco come un fantasma, spalmato da uno strato di cerone.

[Foto: © Mick Rock, 1972 – Continua con la parte 3]