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“E’ stato come tornare indietro di 200 anni, quando i ricchi pagavano per andare nei manicomi a vedere i pazienti che davano fuori di matto”
[Michael Oldfield sul live degli Stooges del 15 luglio 1972, Melody Maker]

Questo pezzo è un piccolo e quasi sicuramente inutile tributo a un sogno di quelli che solo i malati di rock possono – forse – capire. Il sogno è quello di ascoltare anche solo pochi istanti di un concerto di cui si sa poco e il cui ricordo è confinato a poche frasi elargite col contagocce da qualche sparuto reduce. E a una sfilza di scatti che ritraggono solo un soggetto.Il sogno è anche quello di soddisfare la curiosità morbosa di sentire come suonassero gli Stooges in quella primavera/estate del 1972, mentre chiusi in una sala prove londinese tentavano di sfornare il loro terzo album.Il sogno, alla fine, è quello di sapere e conoscere qualcosa che finora nessuno o quasi è stato in grado di raccontare in maniera esaustiva.

It’s 1972 ok

Il 1972 è un anno duro per gli Stooges. Confinati a Londra, praticamente ostaggi del management di DeFries – tutto proteso a preparare l’esplosione di David Bowie, il suo protetto e deus ex machina – lavorano stancamente al nuovo album e non si esibiscono mai dal vivo. L’unica eccezione a questa immobilità è un concerto destinato a diventare una specie di feticcio della storia del rock, una chimera di cui tutti favoleggiano, ma nessuno (eccezion fatta per Mick Rock, che ha fotografato la performance) ha mai raccontato attingendo a un’esperienza di prima mano.

La storia di quel fumoso evento è legata al lancio del nuovo album di Bowie; per preparare la campagna stampa statunitense, il 15 luglio viene invitata a Londra una dozzina di grossi giornalisti americani: assistono a una performance di Bowie e gli Spiders From Mars all’Aylesbury Friars, ma poi vengono prelevati e portati a King’s Cross, nel cinema che sarebbe diventato La Scala. Qui li aspetta un concerto speciale, uno showcase dei redivivi Stooges – annunciati, dai poster attaccati fuori dal locale, come “Iggy Pop, ex Iggy & The Stooges” (per la gioia di Ron e Scott Asheton, probabilmente). Nella stessa sala rancida e cadente il giorno prima ha fatto il suo debutto solista Lou Reed, in procinto di pubblicare Transformer.

Ma cosa si sa, oltre a questi dati nudi e crudi, a proposito della serata? Non è facile raccogliere informazioni, che si trovano scarse e frammentate, oltre che spesso viziate da invenzioni, millanterie o banali dimenticanze dovute ai quasi 50 anni trascorsi.

[di Andrea Valentini – continua con la parte 2]