Una band che ha fatto la storia: quattro amici per la vita, mille sfumature di rock e l’amore di milioni di fan

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Il servizio è tratto da De Agostini Vinyl 2, in edicola dal 15 ottobre. 

Non si sono ancora spenti i bagliori della swinging London degli anni ’60, che al giro del nuovo decennio ci sono nuovi fermenti musicali a Londra. I generi che vanno per la maggiore sono i neonati prog e hard rock e si sta affermando anche una nuova tendenza che vuole dare colore, immaginazione e un tocco di stravaganza al rock: è il glam, portato in auge da personaggi come David Bowie e T. Rex. I Queen recepiscono tutti questi input e li mettono assieme per forgiare il loro personalissimo stile. Nel 1968 gli studenti Brian May e Tim Staffell decidono di formare una band e la chiamano Smile. Poi reclutano Roger Taylor e quindi Staffell se ne va, non prima però di avere consigliato ai ragazzi un suo compagno di studi all’Ealing College, Fred Bulsara (nato Farrokh Bulsara). Fred è entusiasta del progetto, ma decide che la band ha bisogno di un nuovo nome e inventa Queen. Dirà che: «è ovviamente regale, è semplice, d’impatto ed è conosciuto in tutto il mondo». È il 1970 e i Queen sono ufficialmente nati. Manca però il nuovo bassista. Nel 1971, tramite un’audizione, viene assunto John Deacon.

ARRIVA IL DISCO DI DEBUTTO

La band si mette subito al lavoro e per prima cosa Fred Bulsara diventa Freddie Mercury. Iniziano la composizione dei primi brani che andranno sul disco di debutto, Queen, del 1973, che si accontentano, si fa per dire, di registrare di notte, nei tempi morti dello studio Trident a Soho, nel cuore di Londra. Scelgono il posto perché lì sono andati a incidere alcuni dei loro musicisti preferiti, tra i cui i Beatles e David Bowie. Il lavoro viene notato dalla stampa rock, che loda i loro inni potenti e articolati capaci di mescolare prog, hard rock e testi fantasy. Ma è l’anno successivo quello del vero e proprio lancio. In soli dodici mesi completano due album, Queen II e Sheer Heart Attack, e ampliano moltissimo le loro capacità espressive e stilistiche, guidati in studio anche dal produttore Roy Thomas Baker. La band è tipicamente inglese nel suono, elegante, tecnica e teatrale. Brian May si costruisce da solo la sua chitarra, chiamata Red Special, un esemplare customizzato, che suona ancora oggi. Grazie alla forma particolare del manico e a un effetto dedicato riuscirà ad avere un timbro personale che renderà sempre riconoscibili i Queen già dalle prime note.

IL LATO ROMANTICO

Freddie Mercury suona il piano invece delle più popolari tastiere, il che non è molto comune nel mondo del rock, e proprio quello strumento conferirà un tono più romantico, sinfonico e operistico alla band e la renderà davvero caratteristica. Nel 1974 intraprendono un tour americano di spalla ai Mott the Hoople e sarà l’unica volta che apriranno per un’altra band. Di lì a poco diventeranno talmente famosi da riempire i teatri da soli. Dal vivo i nostri hanno una marcia in più: Freddie Mercury e Brian May usano vestiti di scena che si fanno confezionare dall’emergente stilista Zandra Rhodes, che così li ricorda: «Fino ad allora non avevo mai disegnato abiti per uomini ma avevo già fatto alcune cose per Marc Bolan, quindi sapevo che avrebbero voluto qualcosa di stravagante. Freddie voleva qualcosa che gli lasciasse le braccia libere di muoversi e per questo motivo gli è piaciuta l’idea delle pieghettature. Aveva gestito una bancarella a Kensington Market e lui ovviamente aveva occhio per queste cose e ne vedeva le potenzialità. C’erano espositori pieni di miei modelli. Freddie ne provò qualcuno sfilando per la stanza. Lui e Brian erano belli, discreti e pieni di fascino. Ho fatto alcuni schizzi e siamo andati subito d’accordo su queste ali pieghettate in raso bianco».

MERCURY È UN ISTRIONE

Freddie cambia vestiti durante gli assolo degli altri, si smalta le unghie di nero e costruisce subito un rapporto forte e colloquiale con il pubblico: lo tiene in pugno, lo eccita, lo blandisce, lo guida nel percorso musicale. È nato per stare su un palco e quando si siede al piano per suonare i primi singoli di successo Killer Queen e Seven Seas of Rhye la platea s’innamora di lui. E anche dal punto di vista musicale la band espande enormemente la sua gamma di stili e riferimenti. Ci sono sempre i numeri hard rock ruggenti e potenti come Now I’m Here e Brighton Rock, ma la band si cimenta anche con la filastrocca allegra Bring Back That Leroy Brown che è all’estremo opposto del proto metal di Stone Cold Crazy (rifatta poi dai Metallica). Ma il salto di qualità è la melodica Killer Queen, che esalta la vena lirica e glamour di Freddie Mercury. (Continua sul magazine)

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