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La nascita di una band rivoluzionaria, capace di unire metallari, punk e rocker sotto un’unica bandiera fatta di watt e potenza. Un disco d’esordio che fatica a essere capito. E – dai nostri archivi – un’intervista fatta a Lemmy in persona…

[Continua da Motörhead archives: tutto è iniziato così… pt.1]

Nella prima parte vi abbiamo raccontato la genesi dei Motörhead e del primo epocale album, ma vi abbiamo dato qualche dritta sulle quotazioni del disco (occhio alla copertina!). Ora, per completare il tutto con una piccola chicca, abbiamo frugato nei nostri archivi riesumando un’intervista fatta a Lemmy nel 2013, in occasione dell’uscita di Aftershock. Meno di due anni dopo, purtroppo, il leggendario bassista e cantante sarebbe scomparso – non senza pubblicare un ultimo capitolo discografico, ossia Bad Magic.

Ecco cosa ci ha raccontato Lemmy, all’epoca, a proposito del suo rapporto con la musica, la nuova discografia e il merchandising…

Come funziona la composizione dei nuovi brani dei Motörhead? E’ un lavoro collettivo o qualcuno porta pezzi già finiti o ben avviati agli altri?
E’ un lavoro collettivo. Ognuno di noi porta le proprie idee, a volte Phil [Campbell] ha dei riff pronti, Mikkey [Dee] ha spunti vari e proviamo a mettere insieme le tessere del mosaico. La musica è sempre la prima a nascere quando scriviamo una canzone, il grosso del mio lavoro arriva quando devo scrivere i testi.

A proposito di testi, sono da sempre un elemento importante per la band. E’ dura, dopo tanti anni, trovare ancora la giusta ispirazione per scriverli?
No, non direi. Mi interesso di moltissime cose diverse, leggo tanto, la mia mente è lucida e penso molto; devo dire però che scrivere i testi mi risulta più semplice una volta che posso sentire la musica finita di un pezzo. Perché un brano lento non deve necessariamente avere un testo duro come quello di una canzone veloce.

Avete scelto di pubblicare un’edizione speciale di Aftershock con un magazine musicale – così come accaduto per The wörld is yours. Sei soddisfatto di come hanno funzionato le cose con questo modo alternativo di distribuire il disco?
Sai, non è una decisione che ho preso da solo. Comunque aveva funzionato bene per The wörld is yours e in questo modo abbiamo venduto molte più copie, in Inghilterra, di quante ne avevamo vendute dei dischi precedenti: era sensato riprovarci. Probabilmente non è un modo nuovo di distribuire la musica, ma un approccio differente. Ci hanno chiesto se volevamo farlo, e il management e l’etichetta erano d’accordo.

Hai una action figure a te dedicata – in vendita nello store online ufficiale della band. Cosa ne pensi? Sei stato coinvolto nella sua realizzazione?
Molto tempo fa mi hanno contattato per questa cosa. Ho pensato che fosse divertente avere qualcosa tipo Barbie, Ken o Superman che mi ritraesse. Adesso è fatta. Non so se lo rifarei adesso, ma è piuttosto figo sapere che c’è la tua action figure in giro.

[Foto: Wikimedia – CC-BY-2.0 ]