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Alla riscoperta di Lucio Battisti, artista e sperimentatore

(continua dalla parte 1 – articolo di Silvia Gianatti pubbliato su Vinyl n.11)

Uno sperimentatore, quindi.
Gaetano Ria: «Quando ha realizzato Anima latina è stato influenzato dalla musica progressive. Avevamo preso uno strumento a Londra, un sintetizzatore, sembrava un lavandino. Non aveva più Mogol per i testi, così sperimentò anche con le parole. Se con Mogol non si potevano disunire testo e musica, il passo successivo fu contattare Pasquale Panella come autore. Ci mise tutta la sua voglia di conoscere cose nuove, anche oltre la musica».
Mario Lavezzi: «Sapeva che senza Mogol sarebbe stato impossibile fare le canzoni di prima. E ci provò, con E già, il primo disco con i testi della moglie Grazia Letizia. Poi decise di cambiare completamente. Don Giovanni è il disco di passaggio. Capì dove voleva andare. Ci vedevamo a casa sua a confrontarci con i programmi e i suoni. Li aveva studiati tutti alla perfezione».

Ora che avete riascoltato queste canzoni rimasterizzate, notate differenze?
Alberto Radius: «Non so perché non ci abbiano coinvolto, hanno modificato in qualche modo il suono».
Gaetano Ria: «Le tecnologie odierne mettono in evidenza alcune sonorità per arricchire, senza snaturare. Sento molto le basse frequenze, forse troppo. Ma è un gusto personale. Prima del Cd si lavorava sul vinile e al momento della masterizzazione le frequenze basse di batteria e basso potevano creare dei problemi, per un fatto tecnico legato ai solchi del disco. Spesso si tendeva ad abbassare le basse frequenze per non dover allargare troppo i solchi, facendoli toccare».
Mario Lavezzi: «Oggi si gonfiano le basse per i ragazzi che ascoltano in cuffia. Le cuffie le fanno sparire,per questo vengono aumentate».

Il vinile suona meglio?
Gaetano Ria: «Il vinile avrà sempre un suono più caldo del digitale. Non c’è bisogno di andare a sentirlo con la puntina esoterica. Bisognerebbe far capire ai giovani che è meglio ascoltare il vinile, sedersi, fermarsi. Ma è già tanto far ascoltare un album in Cd».

Battisti ora è anche su Spotify, sarà una porta aperta per i giovani?
Mario Lavezzi: «Oggi sappiamo a che ritmo va la musica. Possiamo dire usa e getta? A parte poche eccezioni, siamo in un’epoca che presuppone velocità in tutto. Noi siamo stati dei privilegiati. Gli anni ’60 e ’70 furono un nuovo illuminismo, quel periodo è stato un pulsare di creatività, in tutti i settori, non solo nella musica. Era un’umanità che spingeva al cambio di costumi, proponeva novità e Lucio fu un innovatore, così come i Beatles. Oggi siamo in decadenza… è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo vissuto quel momento con entusiasmo, in piena condivisione. Senza essere consapevoli che fosse il momento più straordinario di tutti».