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Appassionato di vinili da sempre, Giuseppe Peveri, in arte Dente, torna con un disco omonimo che segna il cambiamento di un artista che ha scelto di ripartire da qualcosa di diverso, senza perdere la sua identità.

[di Silvia Gianatti – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.14 / continua dalla prima parte]

La tua carriera compie dieci anni. Che cosa ricordi degli inizi?
Fino ai 29 anni ho vissuto in provincia. Non ho rimpianti, sono contento di essermene andato. Facevo il grafico, ho mollato un lavoro sicuro senza sapere dove sarei arrivato. Ho scelto di cambiare vita e ancora oggi penso che sia importante trovare il coraggio di farlo, senza rassegnarsi mai. Ho lasciato Fidenza e un buon lavoro, avevo tutto quello di cui avevo bisogno. Ed è stata proprio quella la spinta che mi ha portato a Milano. Ero troppo tranquillo. Ricordo il bisogno di provarci davvero. Per fortuna è andata bene.

E il tuo rapporto con gli ascolti?
Oggi ascolto tantissima musica in streaming ma ho iniziato attraverso cassette e vinili. A 14 anni mi sono fatto comprare il giradischi. Ancora oggi ho una sorta di feticismo per il vinile. Se ascolto un album, lo compro in vinile.

Il tuo, in vinile, che effetto ti fa?
Ho amato molto l’edizione limitata in vinile trasparente.

Ne collezioni?
Ho una grande collezione, anche di 45 giri. Viene dai miei genitori, la tenevano in solaio. Ne ho portati tantissimi a Milano con me e non so che cosa sia rimasto a casa loro. Poi ne ho comprati tantissimi e vorrei pubblicare un mio 45 giri. L’ho già tutto in testa.

[foto Vinyl]