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Siete collezionisti di dischi? Ma per “collezionisti” intendo che avete almeno qualche migliaio di LP e altrettanti CD (e magari anche cassette); non basta avere 50-60 titoli che riempiono uno scaffale della libreria. Insomma, se avete “la” malattia probabilmente vi è già capitato – o vi capiterà – di sorprendervi a pensare “Ma cosa me ne faccio di tutti questi dischi?”.

Spesso questi momenti corrispondono con eventi poco felici, crisi e difficoltà che la vita elargisce. E se, in particolare negli anni in cui la passione è più forte una collezione è una sorta di rifugio per affrontare i problemi, prima o poi diventa palese che – a lungo andare – si tratta “solo” di un bellissimo mucchio di oggetti, che purtroppo non può risolvere tutto. Da qui in poi inizia la foresta di Cuore di tenebra: ognuno deve andare in cerca del proprio Kurtz e capire se assassinarlo, oppure unirsi a lui o – ancora – decidere di ignorarlo e far finta di nulla.

Emblematico di questa situazione generale è Crate Digger, un bel libro (in inglese, uscito per Microcosm Pub) firmato da Bob Suren, personaggio che negli anni Novanta/Duemila è stato molto attivo nella scena punk made in USA (con un negozio di dischi, un’etichetta, un’attività di stampa di magliette, parecchie band, una sorta di agenzia di booking…). Ma soprattutto un avido e maniacale collezionista. Uno di quei tipi che passano anni a cercare titoli talmente oscuri ed esoterici che neppure i musicisti che hanno suonato in quei dischi ricordano di averlo fatto. Così facendo, Suren ha ammassato non solo una quantità enorme di dischi, ma anche un valore elevatissimo – nell’ordine delle varie centinaia di migliaia di dollari.

I soliti casini della vita lo investono: difficoltà economiche, un divorzio. E lui si trova, progressivamente, a volersi staccare dalla sua pregiatissima collezione; un gesto che sa di purificazione, ma anche – a tratti almeno – di mea culpa (scrive che la sua passione bruciante per il collezionismo di dischi gli ha fatto trascurare tutto il resto di importante che aveva nella vita).

Morale: vende tutto, intascando una bella somma. Continua a sentire la musica, ma solo in digitale (file mp3 e streaming), cerca un lavoro, decide di trasferirsi in Sudamerica per ricominciare da zero. Ma finisce per restarci qualche mese senza gettare manco un centimetro di radici nel terreno.

[di Andrea Valentini – Continua con la parte 2]