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Rockstar significa legioni adoranti di fan e uno stato perenne di esaltazione con il contorno di una marea di vizi fin troppo reali e spesso letali. Tutto vero? I retroscena, gli scandali e le tragedie del mondo del rock, all’apparenza scintillante, non fanno che mostrare la facciata fragile e insicura di questo mondo. Che però forse non è stato il peggiore dei mondi possibili

Alla metà degli anni Cinquanta il rock’n’roll esplode come una bomba con la sua carica rivoluzionaria; da allora, fino ai giorni nostri, ha attraversato tutte le fasi più o meno demoniache o idilliache e ha coinvolto ormai tutti i mezzi di comunicazione possibili. Sulla vita e la morte delle rockstar abbiamo sentito tutto e difficilmente ancora qualcosa potrà stupirci. Episodi drammatici, traffici oscuri, riti satanici, omicidi, vite spezzate prematuramente: dal declino di Elvis Presley, segnato da mille ossessioni, alle tragiche morti di Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison; dalla carriera costellata di scandali dei Rolling Stones a Sid Vicious che pugnala a morte la sua adorata Nancy; dalle droghe della Summer of Love alla tragedia di Altamont; dalle manie dei fan alle manipolazioni delle case discografiche.

Come racconta bene lo specialista di questi temi Gary Herman, “i cittadini del mondo del rock emergono magari da umili origini, ma ben presto vengono condotti tra mondi lussureggianti dove non esistono sogni di democrazia né di trasformazione della società, ma soltanto sogni di potere, di ricchezza e di abbronzatura perfetta”, forse tradendo così quella sua personale delusione dopo anni e anni di ricerche sulle pagine più scandalose della storia del rock.

Alcune riflessioni però vale la pena farle. Da quando Elvis Presley ha indossato le sue “scarpe di camoscio blu” (Blue suede shoes), per alcuni decenni, ma non troppi, il rock ha offerto il suo spettacolo entusiasmante a un mondo che, al contrario, sembrava decisamente privo di gioia e di motivi degni di essere chiamati tali. Insomma: il suo entusiasmo e la sua energia spiccavano nettamente sull’aridità del resto del mondo, quello delle mamme casalinghe e dei papà che lavoravano in banca (in pratica, il mondo dei cosiddetti “bei tempi”). Il rock ha trovato in questo ruolo il suo vero e ultimo fine: sconfiggere la piattezza e la povertà di ideali dell’uomo comune, pieno di buon senso e di tran-tran casa-lavoro-weekend. Per lo meno per chi ci credeva.

Su che cosa poggiavano quelle promesse, musica a parte, di una vita migliore? Ovviamente, per prima cosa, sul benessere faticosamente conquistato proprio dalle persone cosiddette “piatte”, il cui reddito si prestava molto bene a pagare i biglietti dei concerti e dei tondi di vinile che i figli comperavano per rivoltarsi contro di loro. Una faccenda sulla quale diranno finalmente tutta la verità i punk e i Sex Pistols, che al grido di “No future” hanno spiegato per la prima volta in modo esplicito, e non solo ai loro fan, che tutto era fatto per durare solo un attimo, giusto un giovane “fottutissimo” attimo. Poi ognuno per la sua strada, alcuni con i soldi in tasca, altri (di solito i fan) con qualche vecchio disco in armadio e con la loro bella giacchetta marrone dietro lo sportello di una banca o in un ufficio postale.

E dopo, anzi adesso che tutti lo sappiamo, che cosa è cambiato? Apparentemente niente ma a ben guardare molto. Il “mondo del rock” è sempre ben farcito di sesso droga e depravazione, anzi più di prima, ma l’avvento della comunicazione globale offre un bel vantaggio ai giovani che possono sbizzarrirsi a ingurgitare tonnellate di informazioni ogni minuto, con almeno il vantaggio di essere molto meno ingenui dei loro genitori e di non farci più tanto caso. O non così tanto, almeno, visto che i giovani erano creduloni e lo sono sempre stati, almeno negli ultimi 20.000 anni.

Mentre il livello e l’intensità delle informazioni sale vertiginosamente, e ci permette di sapere vita morte e miracoli di ogni stellina del rock, così come di mille altre cose, il rock di oggi ha dovuto arrendersi e cedere lo scettro di unica musa dell’entusiasmo a tanti altri pretendenti: il cinema e i reality o i talent show prima di tutto, ma poi anche i mondi virtuali dei videogame, il basic jumping, lo sport, fino alle cose più umili che spuntano da ogni parte, dalle pagine sportive, dalla cronaca e a volte anche dalla casa di fronte. Come la cucina, il fai da te ma anche i social e le fashionblogger. Riusciranno le loro vite a violentare ancora la nostra piattezza quotidiana? Chi salverà ancora le vite di noi poveri uomini comuni? Riusciremo davvero e non rimpiangere il rock’n’roll?

Approfondimenti consigliati: Gary Herman, Rock Babilonia. Sesso e business, droga e provocazione: il mito continua, una sequenza infernale di notizie e curiosità su ciò che veramente fanno le rockstar di cui comperiamo i dischi.