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A 75 anni dalla nascita e 40 dopo il concerto di San Siro, ripercorriamo la storia e la musica di Bob Marley, la leggenda del reggae

[di Giampiero Di Carlo e Davide Poliani – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.14]

La sera del 3 dicembre 1976 Bob Marley è già una rockstar. E in patria è addirittura un semidio. Reggae, religione, impegno politico, marijuana da liberalizzare. Icona di un successo che ha sconfitto le difficoltà e l’ostracismo patiti da un rasta nato da padre bianco, Marley diventa simbolo di impegno e rivoluzione. E, pertanto, anche un personaggio ingombrante in una Giamaica scossa da tensioni sociali incontrollabili alla vigilia di elezioni che, a prescindere dall’esito, scateneranno molta violenza.

Quel giorno Marley è impegnato nelle prove con i Wailers per lo “Smile Jamaica”, un concerto aperto a tutti che, nelle sue intenzioni, deve contribuire a raffreddare un’atmosfera rovente.
Conscio del rischio di strumentalizzazione, Marley si dichiara non schierato e lascia che il People National Party e il Jamaica Labour Party si contendano invano il suo appoggio.

Resta dunque oscuro il mandante del commando che, quella sera, tenta di assassinarlo sparando nella sua abitazione al 56 di Hope Road, a Kingston, colpendolo insieme alla moglie e ad altre due persone.
Bob Marley comunque ne esce vivo. E il suo mito cresce ancora di più. Il reggae diventa una cosa mondiale.
Mancano esattamente tre anni, sei mesi e 24 giorni a “Bob Marley a San Siro”.

Il 27 giugno 1980 a San Siro

Quella sera c’è un oceano di folla ad attenderlo allo stadio milanese. Centomila persone, addirittura 120 mila secondo alcune fonti. Poco importa il numero esatto: quella calca festante e pacifica non si è mai vista e l’Italia musicale, esclusa da anni dai tour internazionali, sembra averne un estremo bisogno.
È il primo concerto live in assoluto che si svolge nello stadio di San Siro e segna un record di presenze ineguagliato nel tempo: né Bruce Springsteen, né gli Stones, né Vasco riusciranno a fare meglio.

Proprio mentre Marley calca il palco di San Siro gremito e accaldato all’inverosimile, nel cielo sopra Ustica esplode il DC-9 della compagnia Itavia, portandosi via 81 persone e lasciando al loro posto troppi misteri inquietanti e irrisolti. Tragica, curiosa coincidenza che pare rimarcare come in Italia il 1980 sia in realtà l’ultimo degli anni ’70.

Nel retaggio della controcultura e degli anni di piombo, con le contestazioni pesanti come quella del 1971 all’esibizione dei Led Zeppelin al Vigorelli, sono rimasti impigliati i concerti. Da circa un decennio in Italia mancano gli artisti stranieri, per i quali il nostro Paese è diventato un tabù.

Quel 27 giugno a San Siro, dopo l’antipasto rappresentato da Iggy Pop e dai Ramones arrivati al Palalido di Milano rispettivamente a maggio 1979 e a febbraio 1980, il tabù cade e tutto va splendidamente, con bandiere africane e giamaicane, moltissimo fumo e tanta gioia.
Meno di 11 mesi dopo il Re del Reggae muore. A stroncarlo è un cancro che lo stava già divorando quel giorno a San Siro davanti a tutte quelle persone.

[continua con la seconda parte / foto Bob Marley Is This Love official video]