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Ha fondato la Creation Records, lavorato con My Bloody Valentine, Ride e Primal Scream, scoperto gli Oasis e si è anche “preso cura” dei Libertines. Il leggendario Alan McGee racconta i dodici album fondamentali della sua lunga carriera.

di Ben Wardle
articolo integrale pubblicato su Vinyl n.7 (marzo 2019)

[Continua da Alan McGee, una vita scolpita nel vinile – pt. 1]

PRIMAL SCREAM, Screamadelica
Creation, settembre 1991

«Prima di Loaded i Primal Scream erano a terra. Non interessavano a nessuno. A nessuno importava qualcosa di loro. Abbiamo anche cercato di farli arrestare… ma niente, non ci siamo riusciti. Eppure, dopo neanche un anno dall’uscita di Loaded erano diventati una delle band più importanti del Regno Unito. Avevo incontrato Andy Weatherall – il produttore di Loaded, il singolo, quello che indubbiamente diede notorietà al gruppo – a Brighton nell’estate del 1989. Eravamo a una festa organizzata da “Boy’s Own”, insieme a Bobby Gillespie e Jeff Barrett. Lui indossava una T-shirt della Factory Records con la scritta “Toccato dalla mano di Dio”. L’album fu assemblato come un puzzle, cosa che ha contribuito alla sua riuscita: ogni sessione era infatti una cosa a sé. Con Loaded avevamo la hit, così siamo passati a Come Together, ma il mix di Terry Farley era sbagliato. Quello di Weatherall con Jesse Jackson era invece perfetto, ma Bobby su quello non voleva cantare di nuovo, così lasciò la band! Dovevo cercare di tenerli insieme, allora telefonai a Farley e gli dissi: “Rimetti Bobby in quel maledetto mix!”. Quando uscimmo con l’album, non c’erano proprio motivi per cui dovessimo aspettarci un successo, invece dopo tre settimane eravamo già disco d’argento, ma avevamo finito la tiratura! Se ne avessimo stampati a sufficienza, saremmo arrivati al n. 1! Diedi a Paul Cannell il piano superiore del nostro ufficio di Hackney per dipingere l’illustrazione usata per la copertina, il che ti fa capire che tempi fossero. L’artwork originale di Screamadelica era stato realizzato per il volantino di un club, ma in blu. Non avevamo pensato alla busta interna e Bobby voleva che fosse come quella degli MC5. Ricordo di aver pensato “Ci risiamo, eccolo che regredisce di nuovo agli anni ’60”. Comunque prendemmo quello spunto, il volantino e qualche altra idea qua e là… Bobby scelse il volantino, ma disse: “Lo voglio in rosso”».

Il mio brano preferito: Higher Than the Sun

MY BLOODY VALENTINE, Loveless
Creation, novembre 1991

«È uscito sei settimane dopo Screamadelica e due settimane prima di Bandwagonesque dei Teenage Fanclub. Stavamo andando in bancarotta, dovevamo pubblicare dischi! I My Bloody Valentine erano una mia ossessione, al punto che tra il 1989 e il 1990 la Creation mise sotto contratto tutte le band che suonavano come loro. Slowdive, Ride, Moonshake e Adorable, tutti quelli che imitavano i Valentine. Oggi, con il beneficio dell’età, ammetto che fosse un’ossessione, ma per fortuna era l’ossessione per la band giusta! Fare il disco è stata un’esperienza agrodolce, in realtà un incubo.
È costato 270mila sterline, che all’epoca erano un mucchio di soldi. Ma alla fine ne è valsa la pena, era un gran bel disco, anche se allora non potevo davvero apprezzarlo in pieno. È anche andato abbastanza bene, per essere un album così rumoroso. Ormai Kevin Shields giocava con l’ascoltatore. Un giorno mi mandò una copia di To Here Knows When… Mi sembrava di ascoltare la risacca dell’oceano, così gli dissi: “Mi sa che mi hai mandato una cassetta rovinata”. E lui: “Non capisci!”».

Il mio brano preferito: To Here Knows When. 

SUGAR, Copper Blue
Creation, settembre 1992

«Bob Mould aveva pubblicato due album come solista per la Virgin, ma non avevano venduto, però io ero un fan degli Hüsker Dü, il suo gruppo. I My Bloody Valentine avevano pubblicato Loveless, a lui era piaciuto, così venne a trovarmi in ufficio. Avendo lavorato per la Virgin, aveva ricevuto dei grossi anticipi, ma io gli offrii solo 10mila sterline. Discutemmo per mesi e alla fine capì che non mi sarei mosso da quella cifra. Sono contento di averlo fatto, anche se in realtà il motivo per cui infine trovammo un accordo è che, in fondo, per noi non era così importante. All’epoca stavamo facendo un mucchio di soldi con Fanclub, Ride, Boo Radleys… Quando abbiamo pubblicato Copper Blue è andato al n. 9 in classifica. Il disco è fantastico, ma fu una bella sorpresa. Non credo che Bob fosse mai entrato nelle classifiche inglesi. L’ufficio stampa fece un lavoro incredibile, finivamo su tutte le copertine. In fondo Bob se lo meritava quel riconoscimento, Kurt Cobain era stato influenzato parecchio dagli Hüsker Dü».

Il mio brano preferito: Hoover Dam

OASIS, (What’s The Story) Morning Glory?
Creation, ottobre 1995

«Erano una band monumentale e a un certo punto tutto si è concretizzato, era il loro destino, era il mio destino. Sono stato particolarmente bravo con loro? No, non so come sia successo… ma è successo! Eravamo tutti nel posto giusto al momento giusto. Caroline Elleray, la responsabile dell’A&R della Universal, mi aveva detto: “Attento, non li conosce nessuno”. Negli anni ’90 lavorava in una sala prove di Manchester e aveva organizzato uno showcase degli Oasis cui avevano presenziato un sacco di scout, incluso Jonathan Dickins, che oggi è manager di Adele, e tutti avevano passato la mano. L’unico che capiva realmente la situazione era Noel, perché era lui che scriveva le canzoni. Non pensavo che avremmo venduto sette o otto milioni di Definitely Maybe. La prima volta che ho ascoltato Wonderwall e Don’t Look Back in Anger nell’aprile del 1995, sì, ho pensato che fossero grandi, ma mai avrei creduto che avremmo venduto 23 milioni di copie. La stampa non ci capiva un’acca. Gli Oasis erano l’antitesi di quei giornalisti musicali così pedanti che scrivevano all’epoca per le riviste di settore. Gli Oasis erano dei fumati di Manchester, ma la stampa si trovava più a proprio agio con gruppi iperpoliticizzati alla Manic Street Preachers. La fortuna fu che i Blur decisero di spostare la data di uscita del loro singolo Country House. All’epoca erano decisamente più famosi degli Oasis, Parklife aveva venduto due milioni di copie, mentre noi con Definitely Maybe eravamo arrivati solo a 500mila. Fu incredibile finire nei notiziari nazionali».

Il mio brano preferito: Wonderwall

[Vai alla parte 3 dell’articolo]