Condividi su

[Articolo di Federico Pucci originariamente pubblicato su Vinyl n.8 – maggio 2019]

Nella primavera di quarantacinque anni fa, gli ABBA sono ancora quattro cantanti svedesi poco conosciuti al grandissimo pubblico. L’anno prima, nel 1973, hanno partecipato senza successo al Melodifestivalen, con Ring Ring e il nome Björn & Benny, Agnetha & Frida. Il brano non ha sfondato, tuttavia è riuscito a fare il giro d’Europa. Quanto basta per ripresentarsi nel 1974 con il pezzo che segnerà la loro storia e quella del pop: Waterloo.

L’obiettivo è accedere all’Eurovision Song Contest. Per artisti “periferici”, il concorso delle canzoni e delle nazioni europee, ispirato – narra il mito – da Sanremo, rappresenta l’occasione di superare i confini, anche se non è mai riuscito a sfornare un’autentica hit globale: Julio Iglesias, quarto nel 1970, per il momento sta facendosi strada solo in Europa; il rocker Cliff Richard, medaglia d’argento due anni prima, è già una celebrità in patria; Céline Dion è di là da venire. Almeno nel Vecchio Continente, però, i brani vincitori possono ambire a piazzamenti di prestigio nelle classifiche nazionali.

La finale in programma il 6 aprile 1974 è condotta da Katie Boyle, storica presentatrice negli anni ’60, e si tiene a Brighton, nel Dome, il teatro costruito nella seconda metà dell’800 a due passi dal maestoso Royal Pavilion e vicino alla Manica: una delle venue più prestigiose che mai abbia ospitato la manifestazione. Solo due anni prima, il 20 gennaio 1972, i Pink Floyd hanno scelto proprio il Dome per il debutto assoluto di una suite destinata a diventare The Dark Side of the Moon, suonando da Breathe a Money, fino a quando lo show viene interrotto da un cortocircuito elettrico. Stasera, però, tutto deve funzionare alla perfezione: l’Europa sta guardando, e sta per verificarsi un altro appuntamento con la storia.

L’edizione è interessante e la competizione non è poca. In gara per il Regno Unito c’è un’interprete di purissimo talento come Olivia Newton-John, con il brano Long Live Love, che finisce meritatamente al quarto posto. La Francia, uno dei Paesi storicamente più forti, sceglie invece di non gareggiare: c’è lutto nazionale, il 2 aprile è venuto a mancare le Président Georges Pompidou. La politica, in un modo o nell’altro, entra sempre nell’Eurofestival e noi italiani non facciamo eccezione.

Il concorso casca nelle settimane precedenti il referendum sul divorzio e, secondo i piani alti della RAI, la nostra canzone in gara, di Gigliola Cinquetti, potrebbe essere considerata controversa per chi leggesse nei suoi reiterati “sì” un messaggio subliminale anti-divorzio. Così, gli italiani assisteranno sul Secondo Programma a questa storica serata solo dopo il voto. Cinquetti arriverà seconda, davanti agli olandesi Mouth & MacNeal e alla loro I See a Star, che dovrà anch’essa arrendersi di fronte alla brillante “muraglia” scandinava.

[Continua il 22 giugno con la parte 2]