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Recensione pubblicata su Vinyl n. 7 (marzo 2019)

Nada, È un momento difficile, tesoro
etichetta: Woodworm

voto: ****

Nel 1969 l’Italia doveva fare i conti con Nada. Il contralto poderoso della quindicenne livornese, dopo aver incantato Sanremo, si faceva largo nell’hit parade con Ma che freddo fa.
Cinquant’anni dopo, con l’album È un momento difficile, tesoro, dobbiamo fare i conti non più solo con un canto schietto e potente, ma con il mare di timori e turbamenti che nasconde.

Il ritorno di John Parish

Dietro i controlli c’è John Parish, che già quindici anni fa per Tutto l’amore che mi manca aveva conferito un vestito ideale, il più semplice possibile, a una voce dissidente.
L’approccio del produttore e musicista inglese è lo stesso di sempre, dei dischi di PJ Harvey e degli Eels su cui ha impresso la firma: un’esaltazione delle imperfezioni, ma mai a costo della chiarezza.
Però si sbaglierebbe a pensare che questo sia un sequel. Anzi, il suono è una conseguenza precisa dell’idea di fondo delle dieci nuove tracce: la volontà quasi sfrontata di dare voce ai propri pensieri, dare volume (in tutti i sensi) alle parole.

Nada e Parish ci riescono da subito, nella title-track che apre il disco: bassi densi, veramente viscerali, un grido lancinante, e in mezzo lo spazio necessario per far echeggiare il mantra che dà nome all’album.
L’impressione è quella della confessione, quasi un ritorno all’attitudine di Ho scoperto che esisto anch’io, disco realizzato con il concittadino Piero Ciampi nel 1973.
Ma parlare di famiglia o sfiorare il linguaggio sacrale, come in O Madre, non è un vezzo personalistico: anzi, tutt’altro che ermetiche, le liriche virano sempre sul racconto.

E le tribolazioni di «questa mia testa che sbatte sul muro» (Due giorni al mare) sono sempre coerenti con il caos del mondo. È l’angoscia di Dove sono i tuoi occhi, vero fulcro del disco, che non lascia scampo con i suoi echi fantasmatici sotto forma di voci sovraincise, con i suoi acuti strappati e la sua chitarra maniacale.
Ma dagli spazi vuoti del suono e dalle assenze (il finale dolce e luttuoso Un angelo caduto dal cielo) emerge sempre l’intento di ricostruirsi da capo (Lavori in corso), di rivendicare un contatto.

Nada, Bristol e Pete Judge

Qualcosa che si percepisce fin dalla metodologia di lavoro: per incidere È un momento difficile, tesoro Nada si è trasferita per un mese a Bristol, dove ha avuto modo di incontrare altri artisti come Pete Judge (già sodale dei Portishead), che presta la sua tromba in tre pezzi, tra cui All’ultimo sparo.
Si tratta di uno dei passaggi insieme più politici e umani del disco, dove la storia è descritta come un ciclo di errori che si ereditano di generazione in generazione, di guerra in guerra: quella frase morbida d’ottone, allora, è la speranza annidata nel buio che Nada ci vuole donare, la voglia di «amare ancora finché puoi e riprovarci sempre».

Tracklist

Lato A

È un momento difficile, tesoro
All’ultimo sparo 
Due giorni al mare 
O Madre 
Dove sono i tuoi occhi 

Lato B

Disgregata
Stasera non piove 
Macchine viaggianti 
Lavori in corso
Un angelo caduto dal cielo