Condividi su

Love, Forever Changes
Vinile in edicola dal 27/11/2019
Collana: Blues in vinile

La copertina ha fatto epoca, se si pensa alle grezze fotografie autoreferenziali che usavano quasi tutti i gruppi dell’epoca, a cominciare dai loro rivali e compagni di etichetta, i Doors.
I cinque volti, non si sa se degli stessi Love, si fondono assieme grazie alla matita del leggendario Bob Pepper.

La visione di insieme che ne nasce è degna di un libro della beat generation e ricorda istintivamente un cuore.
La scelta dei colori e il tratto con cui vengono decorati i visi arriva già al messaggio del disco: “Forever Changes”. Un cambiamento perpetuo, costante.

Qualunque sia il processo che porta al cambiamento, quest’ultimo abbraccia tutti i volti insieme nell’istantanea di un mutamento eterno che rende tutto sempre nuovo e irriconoscibile, come di fatto è successo alla band stessa dopo Forever Changes.

Questo è il loro terzo album in studio, registrato tra l’agosto e il settembre del 1967, ma resta a tutti gli effetti l’unico testamento veramente indimenticabile del genio di Arthur Lee e della sua band, che subito dopo seguirà altre strade e che prima di questo disco non aveva ancora trovato la sua.

Il momento magico è palese fin dalla opening track, Alone Again Or, probabilmente il suo brano più conosciuto in assoluto, complice anche la cover che ne hanno fatto i Damned esattamente 20 anni dopo: composta da Bryan MacLean, all’inizio doveva essere una semplice canzone di folk rock, ma durante le faticose e continuamente interrotte sessioni di registrazione, grazie all’intervento di John Echols, viene completamente stravolta.

Improvvisando distrattamente con alcuni accordi flamenco, anche il chitarrista fa la sua parte conferendo al brano una inconfondibile sfumatura spagnoleggiante.
Merita un discorso a parte il cantato (qui e in tutto il disco): la voce è, di fatto, quella di MacLean, ma Arthur Lee, mai veramente soddisfatto del risultato, decide di sovraincidere la traccia anche con la sua voce.

L’altro estremo che può rappresentare bene il disco, che è di fatto uno dei primi concept album della storia insieme all’universalmente riconosciuto e coevo Sgt. Pepper’s dei Beatles, è A House Is Not a Motel, che è la prima composizione di Arthur Lee in Forever Changes e che mette in chiaro la posizione della band nei confronti della guerra nel Vietnam.

Lungi dall’abbracciare ciecamente l’opposizione della controcultura, i Love cercano di andare oltre la più superficiale e modaiola opposizione, come evidenziano i versi: «More confusions, blood transfusions / The news today will be the movies for tomorrow».
Dove, con lungimirante amarezza, predicono come anche le più angoscianti tragedie della guerra nel Vietnam saranno destinate a diventare materiale di intrattenimento per le generazioni dei futuri figli di Hollywood.

Tracklist

Lato A

Alone Again or
A House Is Not a Motel
Andmoreagain
The Daily Planet
Old Man
The Red Telephone

Lato B

Maybe the People Would Be the Times or Between Clark and Hilldale
Live and Let Live
The Good Humor Man He Sees Everything Like This
Bummer in the Summer
You Set the Scene

Abbonati alla collana Blues in vinile di De Agostini.

Tutti i più grandi dischi della storia del blues – in ogni sua sfaccettatura e coloritura. Una collezione imperdibile…