Bohemian Rhapsody è la storia di una band ma è anche la storia di un Icaro potente e bellissimo che sfida la gravità, la vita e la morte per spaccare il cielo in due, per toccare il sole. In tutte le sale dal 29 novembre, siamo stati all’anteprima

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Immagina di avere gli occhi chiusi, di essere circondato dal buio. 

Di sentire, dal silenzio, arrivare due battute potenti scandite dai colpi decisi di un piede sulle assi del pavimento e una terza esaltata da un battito di mani. Immagina che, lentamente, ai piedi e il pavimento si aggiungano i colpi delle bacchette sopra le pelli di una batteria, in un canto tribale, universale. 

Ora spalanca gli occhi e lasciali inondare dalla luce. 

Perditi dietro migliaia di braccia alzate verso il cielo e illuminate dal timido sole che brilla sopra lo stadio di Wembley. Poche note, riconoscibili, di pianoforte e una voce che canta I’ve paid my dues, time after time…immagina di essere un campione, immagina di essere entrato nella leggenda.

Siamo stati all’anteprima italiana di Bohemian Rhapsody, l’attesissimo e, perché no, temutissimo biopic dedicato ai Queen. 

Dopo le release avvenute in (quasi) tutto il mondo nelle ultime settimane, il film è finalmente in uscita anche nel nostro paese. A partire dal prossimo 29 Novembre le sale italiane inizieranno la programmazione della pellicola, sperando di eguagliare o, addirittura superare, i risultati da record ottenuti in tutti i paesi in cui questa è stata lanciata (Stati Uniti in testa). 

Un’attesa interminabile per i Queen-maniaci tricolori. Già , perché, alle ultime quattro settimane, vanno aggiunti anni spasmodici per i fan della Regina. Quelli trascorsi tra fughe di notizie, pettegolezzi, rinvii e ipotesi, drammatiche, di sospensione del progetto a data da destinarsi.  Poi, finalmente, la luce. Un cambiamento alla cabina di regia (con l’azzeccata scelta finale caduta su Bryan Singer), assestamenti – importanti – al cast, quindi un rush produttivo che ha consentito di concludere entro la (nuova) deadline del 2 Novembre 2018.

La première italiana si è tenuta il 23 Novembre nello storico cinema Colosseo di Milano, sotto l’egida di Twenty Century Fox, Tim Music e della Milano Music Week 201, che ha ospitato la serata all’interno del suo palinsesto. La proiezione di Bohemian Rhapsody viene anticipata dal live show della tribute band Mercury Legacy. Un fuori programma spiazzante ma piacevole. Oltre che bravi, i ragazzi si dimostrano coraggiosi, sfidando l’attesa ormai tangibile per il film da parte del pubblico in sala e il confronto con la musica originale della band che stava per riempire il teatro. 

A questo punto possiamo cominciare. Partiamo dal fondo. Come possiamo definire questo film? Epico.

Epico, nel senso più letterale e letterario possibile. Una cavalcata di due ore che non ti permette di staccare gli occhi dallo schermo, una rassegna di emozioni che non sono figlie solo dalla memoria di emozioni che ci lega ai Queen ma che deriva anche dalla capacità  di raccontare una storia e il mito che la percorre.

Il film è, sicuramente, un tributo alla band e alla sua musica, ma è anche un’opera classica, che assorbe tutti gli stilemi che la tragedia greca, il mito e l’epopea melodrammatica della musica lirica incarnano e che tanto hanno formato la mente geniale di Freddie e quella musicale di una band straordinaria. 

C’è l’ascesa fino alla vetta, c’è il genio di quattro musicisti incredibili, la sperimentazione, la conquista del mondo. Ma c’è anche la solitudine, la rabbia, la ricerca spasmodica dell’affermazione che, poi, forse, non è altro che un’assidua ricerca di se stessi e della propria identità. Bohemian Rhapsody, il film, porta dentro di sé la stessa complessità umana e musicale dell’omonima opera rock. Nessuna celebrazione sprecata, nessuna agiografia. Come ogni Opera che si rispetti, anche questo melodramma è fatto di atti. Di cambi di ritmo e di tensione. Di estasi e di cadute. Di inganni e di salvezza.

Non solo musica – ce n’è tanta e non se ne ha mai abbastanza – questo film è fatto anche di silenzi, di stacchi, di dialoghi, sorprendentemente secchi e pieni di fragilità  umana, da sembrare distonici rispetto alla colonna sonora energica.

La lotta di quattro emarginati, quattro nerd, impossibili da inquadrare o da catalogare. Quattro ragazzi che amano il rock’n’roll e che, prima di laurearsi (tutti e quattro), suonano nei college. Quattro schegge impazzite lanciate in orbita verso la grandezza, interpretati elegantemente e con estrema delicatezza da attori venuti al mondo proprio quando la band viveva il suo decennio – tra il 1981 e il 1991 – di consacrazione definitiva (un immenso Rami Malek nei panni di Freddie, Gwilym Lee a ricamare su chitarra come Brian May, il biondo e impetuoso Ben Hardy a interpretare Roger Taylor e, last but not least, un centratissimo Joseph Mazzello, a ribadire il groove di John Deacon).

Bohemian Rhapsody è la storia di una band ma è anche la storia di un Icaro potente e bellissimo che sfida la gravità , la vita e la morte per spaccare il cielo in due, per toccare il sole. Per essere il Sole. Questa è la storia di una band, della sua musica, ma è anche la storia del suo frontman. Freddie Mercury, l’Icaro per eccellenza, in grado di esaltare e annientare se stesso. Un uomo diventato divinità della musica e che, come ogni dio greco che si rispetti, non ne ha mai abbastanza del gioco della vita. E quando le ali di cera sembrano sciogliersi sotto i raggi accecanti della ricerca della grandezza, arriva la redenzione, la salvezza dell’anima. Arriva il salto carpiato che fa entrare l’uomo nel mito.

Questo è un film da vedere. Sia che amiate i Queen sia che non li amiate. E se i Queen li amate, il nostro consiglio è quello di guardare il film a cuore aperto. Senza pregiudizi. Lasciate stare qualche licenza poetica, lasciate stare qualche inesattezza cronologica e fatevi travolgere dalla cavalcata rock della Regina. Soffrite per le debolezze e i tradimenti, godete per la gioia e la forza vitale della musica. Aprite gli occhi alla luce di quella che è universalmente riconosciuta come la più grande performance live di sempre, i 20 minuti di esibizione della band al Live Aid. Perché alla fine, Bohemian Rhapsody è un inno sacro alla musica stessa.

La musica fisica, quella che si suona dal vivo, con strumenti veri, prima nei pub e nelle palestre, poi nei teatri, nelle arene e negli stadi. La musica che si compone in sala prove e che incarna tutta la genialità , la forza e la passione dei suoi interpreti. La musica incisa nei solchi di un disco nero e da far risuonare alla grande nelle casse attaccate al vostro giradischi.

Insomma, il nostro augurio è che il film vi piaccia e vi prenda, così come ha preso  noi, al punto da farvi venire una voglia matta – una volta tornati a casa – di prendere un disco dalla mensola per ributtarvi subito nel magico mondo della Regina.

God save the Queen!

 

Bohemian Rhapsody, al cinema dal 29 novembre. Per l’occasione, il 29 novembre, giorno dell’uscita nazionale del film in tutte le sale cinematografiche, TIMMUSIC organizzerà un vero e proprio “QUEEN DAY” con home page dedicata all’evento con playlist celebrative per raccontare la storia della band, inclusa la colonna sonora ufficiale del film “Bohemian Rhapsody”.

Bohemian Rhapsody è anche da ascoltare. Per la prima volta in assoluto le tracce audio della leggendaria esibizione dei Queen al “Live Aid” vengono pubblicate come parte integrante della Colonna Sonora. Registrate durante lo storico concerto di Wembley nel luglio 1985, queste canzoni del “Live Aid” sono tra le rare gemme e le versioni inedite del ricco catalogo della band.