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Produttore e manager, Massimo Bonelli nel libro La musica attuale racconta il cambiamento della discografia e offre strumenti utili agli esordienti che oggi sognano di fare musica

[di Silvia Gianatti – articolo integrale pubblicato su Vinyl n.14]

Massimo Bonelli è uno dei protagonisti del mondo della musica italiana. Dal 2015 è il direttore artistico e l’organizzatore del Concerto del Primo Maggio di Roma.
Produttore, manager e consulente musicale, ha fondato e dirige la società iCompany. Mentre parliamo la musica in Italia è completamente ferma e nessuno sa dire quando ripartirà. Non ci sono concerti, gli studi di registrazione sono chiusi, gli artisti in casa suonano in diretta per i fan attraverso i social network e al massimo si dedicano ad attività benefiche. Non è un momento facile, ma si può comunque fare un punto, partendo da La musica attuale. Come costruire la tua carriera musicale nell’era digitale, libro edito da RoiEdizioni che racconta il panorama musicale attuale e propone in dettaglio i processi che un artista emergente può seguire oggi per interfacciarsi nel mondo della musica, raccontandone i vari aspetti e protagonisti.

Sono mesi durissimi per la musica in Italia.
Stiamo vivendo un momento difficile e cercando di capire come ci si potrà riprendere. Il distanziamento sociale non può funzionare con concerti ed eventi. Navighiamo a vista.

Tu sei il direttore artistico e l’organizzatore del Concerto del Primo Maggio di Roma, che quest’anno non ha potuto riempire piazza San Giovanni in Laterano. Era mai saltato?
In trent’anni non era mai successo. Sono l’organizzatore generale dell’evento da sei anni, mi occupo di tutto, dalla A alla Z, dall’allestimento alle scenografie, dalla logistica ai rapporti con la Rai. È una gestione complessa ma è una macchina che negli anni ho imparato a conoscere. Ora sono preoccupato.

Sognavi di fare il musicista e sei finito a vivere la musica in un altro modo.
Sono riuscito a restare dove volevo stare: nella musica. Per quindici anni ho provato a fare il musicista, o meglio, lo sono ancora, è una parte di me che non se ne andrà mai. Ma a un certo punto ho capito che non poteva portare i risultati che stavo aspettando. Sono stati anche i quindici anni peggiori della discografia, che ha vissuto una crisi durata esattamente quel numero di anni. Ho smesso di volermi accontentare e ho messo a frutto l’esperienza che ogni musicista fa nell’ambito professionale, entrando a contatto con tutta la filiera dei lavori legati alla professione. Mi sono battuto ma ho avuto anche fortuna.

[continua con la seconda parte]