Condividi su

Da qualche anno si parla di “ritorno del vinile” e i dati più recenti paiono confermare questo trend.

Si avvicina il quarantesimo compleanno del CD, che cade venerdì 8 marzo, ma pare che per lui non ci siano né mimose né fiori in arrivo. Chi festeggerà di più, infatti, sarà lo streaming… ma, con un ospite d’eccezione: il vinile.

Stando all’ultimo report RIAA (Recording Industry Association of America, ossia l’Associazione Americana dell’Industria Discografica), l’industria discografica USA nel 2018 ha ottenuto il 75% dei ricavi dalle piattaforme di streaming online.

Il vinile evita il declino dei supporti fisici…

Questa crescita costante, stimata intorno al 30% annuale, è andata a discapito, ovviamente, dei supporti fisici – e in particolare del CD – che hanno fatto registrare un crollo del 34%.

A passarsela meglio è senza dubbio il vinile, che rappresenta un’eccezione. Rispetto al 2017, i dischi hanno addirittura registrato un incremento di otto punti percentuali, il più alto dal 1988. In altre parole, il vinile copre più di un terzo delle entrate derivanti dalla vendita dei formati tradizionali.

L’Italia

In Italia il panorama non è molto diverso. Al crollo delle vendite di CD nel mercato discografico, si aggiunge anche quello nel settore informatico. Chiavette USB e sistemi come Wetransfer hanno affossato definitivamente questo tipo di supporto digitale. Al punto che CD e DVD vergini sono addirittura usciti dal paniere ISTAT, che annovera i beni e i servizi più acquistati, perché «i valori di spesa si sono così ridotti da renderlo non più rappresentativo dei consumi degli Italiani».

Come se non bastasse, proprio l’anno scorso ha chiuso anche l’ultima azienda americana che fabbricava compact disc.

In questo tramonto dei formati tradizionali, tuttavia, assistiamo a una rinascita del vinile. Grazie agli appassionati, ai collezionisti e agli amanti della qualità del suono in Hi-Fi, il 33 giri ha rispolverato il suo scettro nel regno della musica.

[Foto: CC0 Public Domain]