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Dischi in vinile e compact disc superano per la prima volta dal 2011 i guadagni del download, la musica virtuale a pagamento. Un giro di boa che lascia a intendere un ritorno al fisico, alla voglia di toccare la musica. Di ascoltarla in modo diverso, “come si faceva prima”, perché forse, se si deve spendere, allora tanto vale farlo per qualcosa che è più di un file dentro a un telefono o computer. Non solo quindi un ritorno al fisico come oggetto, ma soprattutto come esperienza.

La notizia arriva da Billboard America, da sempre punto di riferimento per la musica mondiale. E le cifre che indica non lasciano indifferente. L’introito del fisico equivale infatti al 1,5 miliardi di dollari contro gli 1,3 del download. 200 milioni di differenza.

Si aggiunge il dato inoltre per noi più interessante. I vinili nel 2016 sono cresciuti del 10 per cento, contro un calo del 6 per cento dei cd.

Vale la pena fermarsi e fare una riflessione quindi, tenendo però ben presente che non è tempo di cantare vittoria. Il vero vincitore del mercato discografico, a oggi, è lo streaming. Che va così a spiegare e motivare un calo così importante del download in un solo anno (più del 25 per cento), perché quando colossi come Spotify ti permettono di consumare tutta la musica che vuoi a una cifra abbordabile, per non dire addirittura gratis, allora è presto spiegato che chi ascolta musica lo fa in streaming, piuttosto che in download, andando a occupare così il 65 per cento del mercato.

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