Condividi su

Considerato dalla critica e dai fan come l’apice della ricerca sperimentale dei Grateful Dead, anche dal punto di vista visivo Aoxomoxoa rappresenta il loro progetto più ambizioso e riuscito

[articolo pubblicato su Vinyl n.9]

L’illustrazione, opera del leggendario disegnatore e fumettista underground Rick Griffin, viene inizialmente pensata per il poster del live della band all’Avalon Ballroom di San Francisco del gennaio del 1969. Ma finisce per piacere così tanto ai “morti riconoscenti” da spingerli a adottarne una versione proprio per la copertina del loro terzo album Aoxomoxoa.

Se il poster del live è oggi un vero e proprio oggetto da collezionisti, rarissimo e venduto a più di cinquemila dollari a copia, la copertina del disco è diventata un’icona imprescindibile dell’immaginario della musica psichedelica e sperimentale. Un oggetto da possedere a tutti i costi e da ammirare a ogni ascolto.

Tra vita e morte

Il tema della composizione è l’indissolubile cerchio della vita e della morte. Al centro, in alto, brilla un sole giallo, ma la sua corona fiammeggiante di spermatozoi suggerisce l’ovvio accostamento all’ovulo da cui ogni vita ha inizio. Subito sotto, collegato da una sottile striscia bianca, uno scheletro dal teschio fallico stringe tra le dita due testicoli e ci ricorda da una parte l’altra metà dell’origine della vita e dall’altra l’ineluttabile morte.

Il resto della composizione è ricco di altri simboli simili, come i funghi color acciaio alla sinistra e alla destra del sole e le spore rosa le cui radici sotterrate ricordano un feto mentre la parte emersa un capezzolo. La cornice della composizione mostra invece chiari riferimenti all’antica iconografia egizia, una cultura che in effetti è a dir poco ossessionata dall’eterno tema dell’alternarsi di vita e morte.

In alto, troviamo il disco solare dalle ali inquietantemente geometriche, simbolo del dio Ra, destinato a essere inghiottito dalla dea Nut ogni sera e a rinascere intatto a ogni alba. In basso, invece, esattamente al centro del titolo del disco, compare lo scarabeo stercorario, simbolo della resurrezione. Sullo sfondo nero di entrambi i margini della copertina, invece, si può ammirare un incensiere bianco e fumante, altro rimando all’inevitabile conclusione della vita.

Il font

Un discorso a parte merita infine il carattere impiegato, e appositamente realizzato da Rick Griffin, per il nome della band, in alto al centro, e per il titolo del disco, in basso in nero. La scritta Grateful Dead, in lettere nere circondate da un irregolare contorno giallo e rosso, è talmente intricata e complessa che, se osservata a lungo e strabuzzando un po’ gli occhi, lascia trasparire un altro messaggio nascosto: “We Ate The Acid” (“ci siamo fatti di acido”). La presenza non facilmente rilevabile di questa seconda lettura non deve far pensare solo alle strane allucinazioni della band, in quanto Rick Griffin era solito inserire messaggi nascosti di questo tipo nelle sue opere.

Il titolo originale del disco doveva essere Earthquake Country (“terra dei terremoti”), probabilmente in onore alla Bay Area di San Francisco dove l’album viene registrato. Ma la passione per i palindromi condivisa da Griffin e da Robert Hunter dirotta la scelta verso Aoxomoxoa, parola ricca di fascino e mistero, che però non nasconde altri significati se non quello di essere identica in entrambi i sensi di lettura.