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Sabba nero. Un’immagine inquietante, ma anche difficile da interpretare univocamente. Una croce rovesciata con una poesia dentro. Signori e signore, benvenuti nel mondo del rock più oscuro.

[articolo pubblicato su Vinyl n.12]

La tetra e fuligginosa Birmingham, dopo un paio d’anni d’incubazione, finalmente – nel 1970 – riesce a dare alla luce la creatura Black Sabbath.
La band di Ozzy Osbourne (voce), Tony Iommi (chitarra), Geezer Butler (basso) e Bill Ward (batteria), infatti, esce con il proprio eponimo 33 giri d’esordio. Al netto dell’importanza della musica immortalata nei due microsolchi di lato A e lato B, l’importanza e l’aura di Black Sabbath si intuiscono immediatamente solo osservandone la copertina (l’originale è quella inglese, con numero di catalogo V06).

Si tratta di un’illustrazione gatefold apribile che mostra un inquietante scatto con una giovane donna che indossa un mantello nero. È in piedi in un prato, vicino a un corso d’acqua, e alle sue spalle c’è un edificio vecchio (sembra quasi una chiesetta, in realtà – spoiler – è un mulino).
Alcuni sostengono che la donna abbia un gatto nero in mano, ma essendo la foto scattata agli infrarossi e poi  manipolata con vari filtri, è impossibile capire se davvero ci sia (si vede invece la silhouette di un corvo fra gli alberi). È un’immagine perfetta per creare il mood: cosa aspetta quella donna misteriosa dall’alone stregonesco? C’è un sabba in arrivo? Cosa nasconde il mulino alle sue spalle?

Ma passiamo alla parte interna del gatefold inglese (negli USA il disco uscì in versione non apribile): una grande croce rovesciata bianca, su sfondo nerissimo, con un poema inscritto. La decisione di inserire la croce fu della Vertigo, che non consultò la band. Ma nessuno dei componenti diede troppo peso alla cosa, a parte forse Butler, preoccupato per l’eventuale reazione dei propri genitori, molto credenti.
Il poema è un guazzabuglio di immagini tetre e orrorifiche, mai apertamente sataniche a dire il vero. L’autore o l’autrice restano un mistero: forse qualche addetto stampa o copy della Vertigo, anche se qualche anno fa, in un forum online di fanatici dei Sabs, circolava la voce che si trattasse di un poema scritto da un ignaro studente, finito nelle mani dell’etichetta grazie all’interessamento di una professoressa.

Una curiosità grafica: il font utilizzato sulla copertina per titolo e nome della band viene comunemente identificato come il Manuscript Capitals della Letraset (la famosa azienda che offriva caratteri tipografici trasferibili e che dall’Inghiltera si trasferì in Italia negli anni ’70). In realtà non è così: somiglia molto a quel font, ma il Manuscript Capitals è stato registrato solo nel 1972 e non è perfettamente identico.

(Andrea Valentini)