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Un musicista inglese pressa le ceneri dei defunti nei vinili: può sembrare solo macabro ma per gli appassionati di musica come noi può essere un modo per lasciare qualcosa di sé ai posteri

[di Valentina Giampieri – continua da And Vinyly: riposa in pace… in un disco – pt. 1/2]

La forma

«Solitamente per la copertina mi chiedono di stampare le foto delle persone che sono venute a mancare, oppure frasi e poesie che hanno scritto, il loro giorno di nascita e il giorno in cui sono morti, dipinti o disegni di queste persone. Nel primo disco che ho fatto, una famiglia francese ha voluto che stampassi sulla cover un finto codice a barre in cui comparivano le date di nascita di tutti i membri della famiglia. Noi consigliamo di fare i dischi trasparenti o semitrasparenti, anche se alcuni preferiscono il classico vinile nero. Con il nero vedi meno bene le ceneri. Se scegli il “crystal clear” le vedi benissimo, con il “natural clear” vedi comunque attraverso, ma il vinile ha un colore più giallognolo. Si possono fare anche trasparenti colorati ed eventualmente picture disc».

I costi per And Vinyly vanno dalle 900 alle 3000 sterline (1050, 3500 euro circa). Le possibilità sono davvero tantissime e, per avere un preventivo, basta compilare l’apposito modulo presente sul sito e inviarlo a theundertaker@andvinyly.com.

«I nostri clienti provengono quasi sempre da altri paesi, quindi ci contattano prevalentemente via e-mail, compilano il questionario in cui trovano le opzioni fondamentali e in base a quello noi inviamo una stima dei costi. Lavoriamo rimanendo sempre in stretto contatto e soltanto in fase finale, una volta che abbiamo sistemato la grafica e le registrazioni, chiediamo che ci spediscano le ceneri. A quel punto le pressiamo sul disco e poi rispediamo il tutto al mittente. Si tratta di un lavoro che richiede dalle tre alle cinque settimane. Non è mai successo che un cliente non fosse soddisfatto, prima di procedere ci assicuriamo che tutto sia stato approvato e che sia esattamente ciò che desiderano. È un lavoro triste per certi versi: mi commuove sempre ascoltare le voci delle persone defunte e parlare con i loro parenti. Però è bello sentire questi ultimi felici e orgogliosi di aver fatto qualcosa di speciale per i loro cari. Inoltre, si sente spesso dire che è proprio nel momento in cui le persone vengono a sapere di essere in procinto di morire che iniziano a vivere sul serio. Penso che cominciare a fare progetti in anticipo per la propria dipartita possa contribuire a rendere la nostra vita migliore».

Un progetto discografico

A Jason non sono arrivate soltanto richieste di privati: un paio di anni fa è stato contattato dal famoso gruppo post punk di Bristol, gli Idles. La richiesta è stata quella di stampare un centinaio di vinili con le ceneri della madre del cantante Joe Talbot: «Brutalism è nato proprio in seguito alla morte di mia mamma Christine, e non avrei saputo trovare una maniera migliore di omaggiarla di questa, catturare i suoi resti nel disco che lei ha ispirato». La quantità maggiore di copie in assoluto, fino adesso è stata stampata proprio per gli Idles. Normalmente a And Vinyly vengono richieste dalle 5 alle 15 copie.

Non solo defunti

I dischi di Leach sono finiti anche in una galleria d’arte, diventando veri e propri oggetti da collezione. «Con Jason ho fatto due vinili, uno più estremo dell’altro», spiega Francesca Grilli, artista bolognese, classe 1978, «Il primo nasce da una performance in collaborazione con la Discoteca di Stato a Roma, l’archivio ormai caduto in disuso, che fino a qualche anno fa raccoglieva le voci italiane, non stiamo parlando solo di canzoni, anche la voce del Papa o quella di Mussolini, per esempio. Durante il periodo del fascismo, era l’ente censorio di eccellenza per la divulgazione della musica. Con loro ho sviluppato Iron: ho invitato due musicisti con violoncello e contrabbasso a suonare un repertorio di canzoni censurate e sull’archetto di entrambi ho inserito un tubo di gas perché prendessero fuoco. Hanno suonato, finché il fuoco glielo ha permesso. Per documentare questo lavoro da un punto di vista artistico non volevo semplicemente registrare il concerto, ma volevo far sì che il prodotto di questa esperienza artistica avesse di per sé un appeal scultoreo e narrativo. Cercando qualcuno che potesse buttare nel vinile le ceneri di ciò che era bruciato, sono incappata in And Vinyly e abbiamo fatto una tiratura di 12 vinili, tutti pezzi unici diversi tra loro. Nel mio caso non si è trattato della morte del corpo ma di un decesso più concettuale».

Non solo ceneri

«Qualche anno dopo, ho fatto un’altra mostra presso la mia galleria, la Umberto di Marino a Napoli», continua Francesca, «Questa volta non si trattava di una performance, l’opera d’arte era il vinile in sé. Sempre presso la Discoteca di Stato, ho trovato un esemplare rarissimo di disco enigma (registrato con più solchi a spirale, per cui anche posizionando la puntina nello stesso punto, non era detto che suonasse sempre la stessa canzone, ndr) e ho detto a Jason che volevo fare un disco come quello. In quel periodo stavo affrontando il tema della rabbia e sul disco volevo registrare tre suoni “rabbiosi” presi in natura: l’esplosione di un vulcano, il rumore di un tornado e quello di un ghiacciaio che si spacca. Dentro il vinile, sempre restando in tema di scontro, gli ho chiesto di mettere della polvere di meteorite, proveniente da uno schianto nel deserto dell’Arizona, che ero riuscita a reperire su eBay. Se dovessi programmare il disco delle mie ceneri, vorrei fossero abbinate a una canzone, White Rabbit dei Jefferson Airplane, e lascerei anche delle istruzioni per l’uso: da ascoltare in cima a una collina, bevendo tè con una goccia di LSD».

Sempre per restare in ambito rock, i Led Zeppelin cantavano «Quando morirò, voglio che non pianga nessuno. Quello che voglio è che riportiate il mio corpo a casa». Forse oggi Robert Plant aggiungerebbe «e lo facciate girare sul piatto».

[Foto: web]