Con la data del 4 novembre, al Mediolanum Forum di Milano, si chiude l’anteprima del tour nei palazzetti che riprenderà in primavera. Siamo stati al concerto.

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«Tredici mesi fa cantavo nella mia cameretta. Ora non riesco neanche a parlare per l’emozione». Così Ultimo, all’anagrafe Niccolò Moriconi, cantautore romano di 22 anni, parla al pubblico del Mediolanum Forum nella data del 4 novembre di Milano che va a chiudere una prima parte di tour nei palazzetti che ricomincerà in primavera. Con occhi pieni di gratitudine si rivolge al suo pubblico, dodicimila persone in un concerto sold out da mesi, sottolineando come lui per primo sia stupito da tutto quello che gli è successo. In meno di dieci mesi è passato dal suo primo concerto a Milano, in Santeria, di fronte a meno di 1000 persone, a un successo inaspettato, per quanto sperato.

A febbraio 2018 ha vinto Sanremo Giovani con il brano Il ballo delle incertezze, ha pubblicato il suo secondo album Peter Pan, in classifica da oltre 40 settimane e si prepara a pubblicare il prossimo album Colpa delle favole che porterà in tour dal 27 aprile  (immaginando prima un passaggio di nuovo a Sanremo, questa volta tra i Big).

A domanda “Ma come ha fatto in così poco tempo?” è quasi naturale la risposta. Ha talento, ha le canzoni, ha la voce. Ha testi in cui è facile identificarsi. E a volte questo basta per dare voce a un’intera generazione di ventenni che si sentono rappresentati da chi si è chiamato Ultimo perché è lì, in quel posto, che si è trovato a vivere, «per sentirsi primo», come canta nel brano inno che rappresenta tutto questo, Sogni Appesi, messo giustamente in scaletta alla fine del concerto.

Quasi due ore di show, in cui il pubblico, tanti, tantissimi ventenni, ma molti sono anche gli adulti, ha cantato dalla prima all’ultima parola, lasciando spesso il cantante di San Basilio, quartiere romano in cui è nato e cresciuto, portare il microfono proprio alla sua gente, lasciando cantare solo quelle voci, tra le luci degli iPhone e un’emozione palpabile.

Uno show semplice, un palco senza fronzoli, due laser, del fumo, una band e lui, in maglietta e felpa, al centro, per rimanere da solo nella parte finale, con chitarra prima e pianoforte poi, nell’intenso momento acustico. Ventiquattro brani in scaletta e la conferma che quello a cui abbiamo assistito è solo l’inizio di un artista che diventerà ancora più grande.