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Pere Ubu, The Long Goodbye
Cherry Red
voto: ***

Sembra la copertina di uno di quei romanzi gialli dal sapore pulp, molto vintage, che i papà leggevano in spiaggia, cotti dal solleone, negli anni Sessanta/Settanta. Colori seppiati, atmosfera notturna, urbana, e un titolo che cita palesemente Il lungo addio di quel geniaccio di Raymond Chandler.

E proprio di un addio si tratta, visto che David Thomas e i suoi hanno annunciato già da tempo che questo disco sarà l’ultimo della loro carriera con questa ragione sociale.
Il cantante, dopo aver appreso di essere in condizioni di salute decisamente poco buone (nel 2017), ha infatti scritto una serie di nuovi pezzi con cui chiudere la propria esperienza musicale.

Certo fa male sapere che, dopo più di 20 dischi (in studio e live), i Pere Ubu diverranno materiale d’archivio, ma del resto quasi 45 anni di musica e sperimentazione sono un risultato più che ammirevole.
Quindi godiamoci The Long Goodbye, un album fosco, che evita la facile tentazione dell’amarcord e tenta di spiazzare, di sorprendere, con una manciata di brani intrisi di sintetizzatori ed elettronica.

Come ha spiegato Thomas stesso, l’operazione è stata quella di decostruire, smontare e riassemblare il pop moderno, rivisitato attraverso la visione di Ubu Re.
Per cui il sound mainstream che si ascolta normalmente in radio o come sottofondo al supermercato viene smembrato e ricucito con brandelli di tribalismo, rock sperimentale, avant-punk, techno deragliante e mal di vivere.
Più che un semplice disco, quest’ultimo lavoro della band è un’esperienza – dura e pura.

(Lamberto Colpi – da Vinyl n.9)

Tracklist

Lato A

What I Heard On The Pop Radio
Marlowe
Flicking Cigarettes At The Sun
Road Is A Preacher
Who Stole The Signpost?
The World (As We Can Know It)

Lato B

Fortunate Son
The Road Ahead
Skidrow-On-Sea
Lovely Day